di Antonio Stanca –

Recentemente, presso l’“Universale Economica Feltrinelli/NOIR”, è stato ristampato Gli insospettabili, uno dei primi romanzi di Sarah Savioli, scrittrice sarda nata nel 1974. Lo pubblicò nel 2020 e vi comparve per la prima volta il personaggio di Anna Melissari, la detective che sarebbe tornata in altre sue opere.

La Savioli si è laureata in Scienze Naturali a Parma. Ha conseguito un master in Scienze Forensi ed un altro in Chimica analitica. Per oltre dieci anni ha svolto il lavoro di perito tecnico-scientifico forense. Aveva più di quarant’anni quando ha cominciato a dedicarsi alla scrittura narrativa mostrando di preferire il genere giallo. A quel periodo appartiene Gli insospettabili, un romanzo giallo che ha avuto molto successo e che insieme ad altri della Savioli è rientrato in una serie televisiva.

Voce narrante è quella di Anna Melissari, il personaggio femminile che fa parte di una sezione di polizia investigativa privata insieme al capo, Giovanni Cantoni, a Tonino e Otto, il grosso cane alano che li accompagna nelle indagini. Lei ha quarant’anni, è sposata e madre di Luca, un bambino di quattro anni. Ha accettato questo lavoro perché altro non aveva in quel frangente. Tuttavia sa dividersi abbastanza bene tra le indagini, gli impegni casalinghi, la scuola materna di Luca, i bisogni del marito e le altre cose di una donna. Dopo un grave incidente stradale ha problemi di articolazione che, però, ha curato, sta curando e che non gli impediscono di riuscire in tutto quanto richiesto dalla vita privata e da quella pubblica. In quest’ultima è un’investigatrice, una poliziotta ed è dotata di una qualità non comune, sa parlare con gli animali, con le piante. L’ha acquisita in seguito ad un problema cerebrale verificatosi anni addietro. Le tornerà utile anche per il suo lavoro, dagli animali, dalle piante, da quanto le diranno di aver visto, sentito, saranno risolti molti problemi nel corso delle indagini. Mentre Cantoni e Tonino interrogano, al momento di un delitto, vicini di casa, familiari, Anna chiede a quelle piante, a quegli animali che pensa siano stati testimoni e spesso arriva a sapere più dei suoi compagni di lavoro. È in perenne contrasto con Cantoni e in un rapporto sempre lieto con Tonino e Otto. Anche tra il marito e il figlio si muove con facilità e sicurezza, è la donna abile, capace, quella che riesce in tutto. È lei che parla per l’intera opera, che sa essere ironica ma anche molto sentimentale, molto vicina ai problemi, ai drammi, ai casi gravi ai quali è chiamata ad assistere. Spesso non vede colpevoli ma persone disagiate, sofferenti che per motivi a loro estranei sono giunte al reato. È sempre dalla parte di chi giustifica, perdona, è la donna che sa essere madre, figlia, zia, nonna, nipote, cugina, tutto quanto le circostanze richiedono, tutto quanto serve per venire incontro, aiutare. Ad una vita diversa la si scopre che sta pensando ogni tanto.

Bene è riuscita la Savioli con la sua investigatrice, è uno dei motivi del successo di molte sue opere, è un personaggio tanto vero, tanto presente, tanto profondo che sicuramente riflette ambizioni, aspirazioni proprie della scrittrice.

Nel romanzo il caso è quello di Armando, un trentenne che, pestato nella sua casa a terzo piano, buttato giù dal balcone, è morto nell’impatto. Le indagini di Cantoni e dei suoi collaboratori saranno lunghe, si complicheranno sempre più, coinvolgeranno luoghi, persone, circostanze tra le più diverse, tra le più oscure. Un universo di orrori si dispiegherà agli occhi degli investigatori, è quello che il giovane Armando, fallito nei suoi intenti, nei suoi amori, in tutto quanto aveva cercato, era stato costretto a percorrere in ogni sua parte fino a diventare vittima di un confronto impossibile, fino a pagare con la vita. I tre indagheranno, a volte crederanno di essere vicini alla soluzione del caso ma non sarà così. Ci vorrà molto tempo, molta attenzione, molta astuzia e soprattutto molta fortuna. Saranno gli animali di Anna, le loro rivelazioni a portare alla conclusione. Anche nel corso delle indagini erano stati di aiuto e la loro evidenza aveva fatto sì che l’opera della Savioli assumesse il carattere di un riconoscimento, di un apprezzamento delle loro qualità, diventasse un invito a rispettarli, considerarli capaci di pensieri, di sentimenti. Non è solo un giallo questo romanzo ma anche una testimonianza di stima riguardo al genere animale, un richiamo a valutarlo, inserirlo nel contesto sociale, farne una presenza utile, valida. Ad un processo di umanizzazione degli animali sembra di assistere tramite quanto avviene tra Anna e le sue bestie. Un processo che, unito alla vicinanza, alla partecipazione da lei mostrata nei riguardi dei responsabili del misfatto, fa di quest’opera un messaggio, un appello volto a cercare nell’anima quanto serve per eliminare le differenze tra vite diverse, tra diversi generi di vita, per far pensare ad un mondo migliore.

Che una scrittrice attribuisca ad un suo personaggio tante qualità, che di esse lo faccia interprete per l’intero corso di un’opera, significa che in quello intende immedesimarsi, che quelle di lui sono anche le sue volontà, che non solo l’autrice ma anche la protagonista dell’opera ha voluto essere.

Antonio Stanca