di Antonio Stanca –

«Possiamo sopravvivere
a quello che ci fanno gli altri,
non a quello che noi facciamo a loro»
Janne Teller

È nata a Copenaghen nel 1964, qui ha studiato e si è laureata in Scienze Economiche. Ha lavorato per l’Unione Europea e poi per le Nazioni Unite. Lavoro quest’ultimo che l’ha fatta viaggiare per molto tempo finché nel 1995, quando aveva trentuno anni, non si è dedicata esclusivamente alla scrittura. Grande successo avrebbe ottenuto nel 1999 col romanzo L’isola di Odino, tradotto in molte lingue. Con alcune polemiche sarebbe stato accolto nel 2000 il libro per ragazzi L’innocenza di Sofia che, però, sarebbe stato premiato epure molto tradotto. Anche racconti, anche saggi avrebbe scritto e al 2007 risale il romanzo E’ la mia storia che quest’anno è comparso in Italia per conto della Feltrinelli nella serie “I Narratori”. La traduzione è di Maria Valeria d’Avino.

È un’opera molto originale sia nel contenuto sia nella forma. Procede per frasi o parole spesso non collegate, isolate, che passano in continuazione da affermazioni a negazioni, da accettazioni a rifiuti, da verità a menzogne, da certezze a dubbi. E’ una scrittura che non ha uno svolgimento, uno sviluppo, che non è impegnata a costruire una trama poiché prosegue per enunciati che appena si affermano si negano, appena si compongono si annullano.Compaiono, inoltre, accenni ad argomenti precedenti, ad altriseguentie tutto sempre e solo per brevi tratti, per piccole frasi, per sole parole. Ad una serie infinita d’immagini sembra di assistere, ad una interminabile moltiplicazione di pensieri, riflessioni, supposizioni, ripensamenti, sospetti, precauzioni e di quant’altro la mente umana può produrre quando il dubbio è la sua condizione permanente. Non si capisce mai cosa sia da intendere per verità, cosa sia giusto, cosa valga, non c’è mai niente di definitivo, di ultimo, tutto viene affermato e insieme negato. Si arriva alla fine senza che si sia saputo con esattezza di cosa si è trattato, cosa è successo, qual è stata la trama dell’opera poiché solo accennata e solo qualche volta. Si è, quindi, saputo, anche se a stento, che nello studio di un importante editore un giovane scrittore molto noto ha lasciato il manoscritto di un suo nuovo romanzo perché sia pubblicato. Data la notorietà dello scrittore e l’importanza della casa editricel’editore pensa che la pubblicazione sarà un successo. Ma in quello studio si presenta, una sera tardi mentre sta nevicando, un’amica dell’editore per dirgli che il romanzo in programma ha tratto l’argomento principale da una vicenda realmente successa, l’aggressione, la violenza che anni fa aveva lei subito quando era in Sud Africa quale delegata delle Nazioni Unite. Ne aveva parlato con quel giovane scrittore e lui aveva fatto delle sue rivelazioni l’argomento dell’opera. Pertanto riteneva che non fosse possibile pubblicarla. L’editore non sarà più sicuro della pubblicazione, sarà assalito da molti dubbi, si porrà molte domande circa i pericoli ai quali può andare incontro, circa la possibilità di un artista, in questo caso di uno scrittore, di attingere dalla realtà, si chiederà se gli sia possibile farlo o se la sua opera debba provenire esclusivamente dal suo genio, se l’arte debba compiere un’operazione di trasfigurazione riguardo a ciò che le giunge dall’esterno e se questa sia sufficiente a liberarla da ogni vincolo con esso,se arte si può chiamare quando questa operazione manca, se il valore, la funzione che l’arte deve assumere per gli altri debba essere di carattere morale o civile o altro. Ma se non proviene, se non attinge dagli altri, dalla realtà, dalla vita, dalla storia come può valere per loro, se è opera di uno solo come può valere per tutti, se non ha regole come le si può attribuire una funzione morale? E l’editore quanto conta in questo processo, quanto la sua posizione tra l’artista e il pubblico lo deve richiamare all’attenzione, gli deve far capire se un’opera va pubblicata o meno?

   Tra questi e tantissimi altri interrogativi passerà la notte quell’editore mentre sfoglia le pagine del manoscritto del romanzo che si stava preparando a pubblicare e mentre prepara il discorso che l’indomani dovrà tenere a Vienna in un convegno internazionale che riguarda l’etica nell’editoria e nella letteratura. E’ anche questo uno dei problemi insorti nella sua mente dopo che quell’amica era venuta a dirgli che la storia contenuta nel romanzo era la sua. E tra come fare col romanzo e cosa dire nella conferenza si troverà improvvisamente smarrito l’editore. E cosìrimarrà per tutta la notte. Sarà questa il tempo, sarà lui il personaggio della narrazione della Teller, saranno i soli, gli unici elementi, quelli intorno ai quali si muoverà l’infinita serie di congetture che costituirà il contenuto dell’opera e che, nonostante i tanti modi, i tanti tipi di domande e risposte, non giungerà ad alcuna conclusione, non stabilirà alcuna regola riguardo a come avviene, a cosa si propone, a chi serveil processo artistico. Lo lascerà privo di ogni definizione, di ogni determinazione ed esposto a qualunque interpretazione.

                                                                                                              Antonio Stanca