di Antonio Stanca –

La fabbrica delle stelle è l’ultimo romanzo del giornalista e scrittore Gaetano Savatteri. E’ stato pubblicato a Settembre del 2016 dalla casa editrice Sellerio di Palermo (pp.291, € 14,00). Il primo romanzo del Savatteri, La congiura dei Loquaci, risale al 2000, quando aveva trentasei anni.

Nato a Milano nel 1964 da genitori siciliani Savatteri, a dodici anni, era rientrato con la famiglia in Sicilia e qui aveva compiuto gli studi fino alla maturità classica. Già a sedici anni, nel 1980, aveva cominciato con altri ragazzi e giovani ad interessarsi di giornalismo. Insieme avevano fondato il periodico “Malgrado Tutto” che avrebbe ospitato firme importanti come quelle di Sciascia, Camilleri, Bonaviri. Poi aveva iniziato a collaborare col “Giornale di Sicilia” ed infine si era trasferito a Roma prima come inviato de “L’Indipendente” e dopo come giornalista di Tg5. Un’attività questa del giornalista che si sarebbe quasi sempre combinata con l’altra dello scrittore di racconti e romanzi spesso volti a rappresentare, recuperare, rivalutare la realtà, la vita, la storia, la cultura, le tradizioni, i costumi, la lingua della sua Sicilia.

Nel 2003 avrebbe ricevuto, insieme a Camilleri, il Premio “Recalmare”.

Anche in quest’ultimo romanzo la Sicilia, i suoi ambienti, i suoi intrighi rappresentano lo sfondo, il riferimento assiduo nonostante la vicenda si svolga lontano dall’isola, in una Venezia impegnata ad ospitare una Mostra Internazionale di Cinema. Siciliano è il protagonista dell’opera, il quarantenne Saverio Lamanna, che nella sua isola, nella casa di famiglia, a Màkari, è tornato da Roma dopo essere stato licenziato a causa di una grave omissione compiuta nelle funzioni che svolgeva presso il Viminale. Nello sperduto paesino di Màkari Saverio trascorre il suo tempo senza un impegno preciso e senza molti soldi. A Màkari aveva ritrovato Beppe Piccionello, vecchio amico di famiglia, e con lui si era di nuovo legato. Saverio si dedica pure alla scrittura, ha pubblicato qualche romanzo traendo ispirazione dalla realtà della sua terra, dalle proprie esperienze. Ora è in attesa che un altro romanzo venga pubblicato ma le sue aspirazioni sono più alte, sono alla ricerca di narrazioni più importanti che finora non sono venute mentre i problemi economici sono diventati più urgenti. Accetta, perciò, in cambio di un lauto compenso, l’incarico da parte di una ricca signora di sorvegliare la sorella minore, Gea, che a Venezia presenterà, nelle vesti di produttrice, il film di una regista birmana detenuta in carcere per motivi politici.

Si reca, quindi, Saverio, insieme all’amico Beppe, a Venezia per svolgere, fingendosi un giornalista, la sua funzione di detective. I due si troveranno in sale, alberghi di lusso, si muoveranno tra attori, attrici, registi, produttori, giornalisti e molti altri personaggi italiani e stranieri del mondo dello spettacolo. Faranno fatica ad ambientarsi ma ci riusciranno, faranno le loro conoscenze,s’inseriranno in quegli ambienti, tra quelle persone, farannole loro amicizie ma riguardo a Gea e al film che, in assenza della regista, lei avrebbe dovuto presentare li attendono situazioni tristi, gravi. Gea verrà trovata morta nella sua camera d’albergo, il marito, dal quale si era separata, verrà arrestato perché il primo indiziato e solo dopo si scoprirà che ad ucciderla era stata l’amica Arianna per motivi di gelosia, d’invidia, perché avrebbe voluto emergere da sola nel successo che, secondo le previsioni, il film, nel quale era attrice, avrebbe avuto.

Il compito di Saverio non è riuscito, la sua impresa è fallita e non gli rimane che tornare a Màkari e ritrovare la bella Suleima, l’immigrata che lavora in un ristorante del posto, con la quale sta insieme da tempo. Si metterà di nuovo in attesa della pubblicazione del suo romanzo e di nuovo penserà di scriverne altri migliori senza escludere uno sulla recente vicenda vissuta a Venezia.

Un giallo è stato stavolta il romanzo di Savatteri anche se non ha mai assunto i toni cupi, drammatici, tragici propri del genere poiché si è continuamente concesso all’umorismo, al sarcasmo, a citazioni di titoli o brani di opere della tradizione letteraria italiana e straniera, a storpiature lessicali, ad espressioni tipicamente siciliane, ai volgarismi correnti. Sempre alleggerita, sempre facile, curiosa è risultata in questo modo la narrazione.

Va notato, tuttavia, che dietro la maniera spesso scherzosa usata dal Savatteri si nasconde, in quest’opera, un suo interesse particolare per la figura di Saverio, per la sua condizione, il suo stato di eterno incerto, eterno indeciso, eterno sconfitto. E’ un confronto quello che Savatteri instaura tra il suo personaggio e quanto gli succede intorno, tra le sue intenzioni, le sue aspirazioni e gli ostacoli che gli si frappongono. Con lui s’identifica Savatteri scrittore che vive, opera in un mondo diverso da quello che vorrebbe un artista, un mondo difficile perchi non lo condivide.

Riuscita, quindi, è da considerare la sua intenzione di rappresentare, tramite questo romanzo, il complicato rapporto che oggi si è creato tra l’individualità, la spiritualità di un singolo e la totalità, la materialità dei molti.

Antonio Stanca