di Antonio Stanca

Un’opera di Chiara Gamberale, Una vita sottile, pubblicata da Marsilio nel 1999, ha avuto ora la prima edizione Feltrinelli nella serie “I Narratori”. E’ il primo romanzo della scrittrice, lo scrisse quando aveva ventidue anni e quando ancora non aveva cominciato a lavorare nella radio e nella televisione. E’ stata conduttrice in entrambi i mezzi di comunicazione e per la televisione ha pure creato dei programmi. Questa attività e l’altra di scrittrice avrebbero fatto della Gamberale un personaggio molto noto. Le avrebberoprocurato importanti riconoscimenti.Il quotidiano “La Stampa” e le riviste “Donna Moderna”, “Marie Claire” e “Io Donna” l’avrebbero avuta tra le collaboratrici più attive.

Un’intellettuale, un’autrice molto impegnata si può dire di lei. E’ nata a Roma nel 1977 e si è laureata a Bologna presso il DAMS dell’Università. La critica e la narrativa hanno costituito le attività dove meglio si è espressa e nelle quali ha prodotto le sue opere migliori. Ad Una vita sottile sono seguiti altri romanzi nei quali sono tornati molti dei motivi emersi quella prima volta quali la tendenza all’autobiografismo, la concezione della vita come divisa tra reale e ideale, contingente ed eterno, finito ed infinito, la volontà di fare del lettore un compagno, un confidente, di raggiungerlo tramite argomenti noti è un’espressione quanto mai semplice. Conclude Una vita sottile una serie d’interventi, da parte di giovani lettori e lettrici, nei quali si esprime apprezzamento per l’opera della Gamberale, si dichiara di riconoscersi in essa, di avervi trovato un aiuto, una guida, una soluzione ai propri problemi.

In effetti Una vita sottile non è un romanzo vero e proprio ma piuttosto un diario nel quale la giovane protagonista, la ragazza che dell’autrice ha il nome e cognome, ripercorre gli anni della sua adolescenza tramite le vocidelle persone, compagni di scuola, amiche, amici, familiari ed altri che di quel tempo hanno fatto parte. Una serie di testimonianze sembra sia l’opera, una rassegna di documenti di quanto intorno a quella ragazza è avvenuto allora, di come è vissuta, di chi è stato con lei, di cosa ha pensato, fatto, dettoprima che si manifestassero i segni di quell’anoressia, di quella bulimia che avrebbero devastato la sua vita, l’avrebbero limitata,resa “sottile”, ridotta, cioè, a poche cose, all’essenziale e privata delle tante possibilità proprie dell’adolescenza. La sua era già stata un’esistenza timida, senza grandi risultati e la malattia aveva aggravatola situazione. L’avrebbe, però, resa accorta di quanto le era sempre mancato e l’avrebbe mossa a volerlo, a cercarlo. Sarebbe stata questa aspirazione a farla uscire dal buio dove si era persa, a farle trovare la via della speranza, la possibilità della salvezza. Chiara supererà la sua condizione, guarirà, si salverà. Enon le basterà questa vita, non si fermerà ad essa ma si metterà alla ricerca di una superiore, vorrà vivere oltre il quotidiano, vorrà partecipare di quell’idealità, di quell’eternità che è propria dello spirito. La sofferenza l’aveva fatta sentire in una dimensione diversa da quella comune, le aveva fatto scoprire quanto di eterno c’è nel quotidiano. La storia di una vittoria è la sua, un insegnamento è quello che proviene dal libro ed essere riuscita a ricavare tanto attraverso le semplici registrazioni delle parole, dei discorsi, dei pensieri, delle azioni di Chiara e di quanti sono stati con lei adolescente, è il merito maggiore della Gamberale.

Sola sembra che l’opera si sia fatta, sola sembra che abbia raggiunto i significati voluti, alla vita sembra appartenere, una sua voce sembra essere,nella vita ha mostrato che ci sono elementi, aspetti che non si vedono perché non hanno corpo e tuttavia esistono, valgono.

Antonio Stanca