di Luigi Mangia –

25 NOVEMBRE, GIORNATA MONDIALE DELLA VIOLENZA SULLE DONNE

La violenza è una brutalità sociale e all’educazione spetta il compito di superarla.
La violenza subita dalle donne è un macigno sociale che pesa sulla società, che la politica però non riesce a combattere. Questo compito è assegnato all’educazione. Le donne prendono coscienza dei loro diritti, si organizzano, lottano, diventano un movimento e trovano consenso nella cultura. Sostengono la lotta delle donne, il teatro, la musica, il cinema, la scuola, la fotografia. Finalmente le donne in lotta, contro la violenza, non sono più sole. L’informazione, i video nei social e la fotografia tagliano le unghia ai governi che non sono in grado di nascondere al mondo la violenza delle donne la repressione e la negazione dei loro diritti. Nelle carceri iraniane ci sono più di 15mila giovani, donne e uomini, reclusi tenuti in condizioni disumane perché lottano per la libertà e le donne per la loro liberazione.
250 parlamentari iraniani vogliono introdurre la pena di morte per reprimere la lotta dei giovani. Le scuole e le università del Paese rimangono occupate, le giovani donne non si arrendono, il movimento cresce e cresce anche il consenso politico culturale a sostegno della loro lotta, iniziata con la morte della giovane Mahsa Amini. Il rifiuto del velo bruciato è diventato il simbolo, la bandiera della liberazione delle giovani donne dall’Islam, fermo ancora ad una società medievale nella quale la donna era: serva sottomessa priva di diritti. Il corpo della donna non è: né di proprietà dell’uomo, né dello Stato, né della religione, è invece della donna ed è il fondamento della sua libertà. Il principio della libertà del corpo supera e annulla il modello sociale della superiorità dell’uomo sulla donna e porta tutti ad essere liberi di vivere e di sentire i sentimenti della vita. Non ci sono due umanità, quella maschile e quella femminile, l’umanità è una sola e al centro ha la persona. Il rispetto delle emozioni, la libertà di sentire, di scegliere come amare è il sentiero del futuro del nuovo paesaggio umano senza barriere, libero dei pregiudizi in cui cancellare la parola “razza” che ha dato origine al modello delle disuguaglianze. Questo è cantiere della cultura dove tutta l’arte è impegnata per promuovere la comunità libera attraverso un patto educativo, aperto a tutte le culture. Le scuole sono chiamate a sentire questo grande impegno coinvolgendo i giovani. Sarebbe un grande gesto di fiducia e di coraggio, dedicare la giornata internazionale della violenza sulle donne, alle giovani donne iraniane, in lotta per la liberazione perché dalla loro lotta può cambiare la società in cui i diritti e le libertà sono chiari, senza ombre, riconosciuti per tutti, senza distinzione del colore della pelle, di lingua, di costume, di religione. La violenza è un macigno sociale, tocca all’educazione il compito di cambiare il modello sociale, riconoscendo a tutti la felicità di vivere e di amare.

Luigi Mangia