di Marcello Buttazzo – Storia del piccolo Mahmud al-Khalaf e della sua tenacia fanciullesca. Il bimbo di otto anni oggi frequenta la scuola elementare di Aleppo. Nato senza arti superiori, una mina gli ha maciullato le gambe mentre con la famiglia scappava dalla ferocia degli integralisti del Daesh, nel 2015. Epperò, l’aspettativa di vita, il desiderio di attaccarsi all’ultimo raggio di sole, è prevalso in questo piccolino. La guerra, si sa, è una iattura, una sciagura, è l’insania del mondo. La famiglia di Mahmud non voleva fare da scudo umano ai signori e ai padroni del truce conflitto. E per questo decise di tentare la fuga. Ma sulla strada della libertà, le bombe meschine e scientifiche hanno tarpato le ali di Mahmud. Prima della sciagura funesta, il bimbo, pur non avendo gli arti superiori, con i piedi riusciva a mangiare, a scrivere, a giocare a pallone. A Mahmud le gambe sono state amputate. Ma anche in scenari terribili, orribili e truci, come quelli di guerra, talvolta trionfa la solidarietà, la gratuità: c’è un gruppo di valorosi, I Maristi blu, che gli hanno garantito due protesi agli arti inferiori. Una sottoscrizione popolare gli consentirà l’istruzione fino alla maggiore età. Quando il suo sviluppo sarà completato, Mahmud potrà avere due braccia bioniche. L’anelito di vita è più forte dell’annichilimento, della morte.

   Marcello Buttazzo