di Marcello Buttazzo –

Ma come è triste e malinconica la quotidianità, allorquando viene ripetutamente violata e ferita da atti discutibili. Ma come è dolente l’esistenza che si barcamena senza meta, senza costrutto, nella vana ricerca del porto pace. Ci chiediamo, sempre più insistentemente: “Ma in che società viviamo? Che sapore aspro ha questo tempo insensibile che attraversiamo? A Siena, profughi di origine pachistana disperati dormono in strada. La prefettura della città si sta adoperando per trovare a queste persone una collocazione decorosa, decente. Nel frattempo la Caritas diocesana ha ricevuto una lettera di minacce: “Questa razza di stranieri non la vogliamo…Prima o poi qualcuno passerà alle vie di fatto, la pazienza non è infinita”. Purtroppo, a volte, pare davvero che il buon senso vagoli nel nulla e che la misericordia sia tragicamente agonizzante. Eppure, la solidarietà dovrebbe essere una mansione fisiologicamente praticabile e spendibile per una popolazione di umani, tanto che l’arcivescovo, cardinale Augusto Paolo Lojudice ha sostenuto: “Dovrebbe scattare un meccanismo diverso che porti alla comprensione, al sostegno e all’affiancamento”.  A Siena, ci sono uomini, donne e bambini di etnia pachistana che stazionano all’aperto, alla deriva, in questa estate soffocante. La politica ha il dovere di provvedere a quest’umanità marginalizzata. E, inoltre, alcuni politici devono stare attenti nelle loro esternazioni, nelle loro sortite, a non alimentare e a non favorire la mala pianta dell’insulso razzismo, del differenzialismo.

Marcello Buttazzo