di Marcello Buttazzo –

La civile America, quella dell’ordine mondiale, delle guerre umanitarie, dell’esportazione della democrazia nel mondo, è ancora fermamente convinta che l’orrenda pena capitale sia una forma ultima e suprema di giustizia. Negli Stati Uniti, nello Stato del Missouri, è stata condannata a morte la prima donna transgender, Amber McLaughlin di 49 anni. È anche la prima persona finita davanti al boia nel 2023 nella terra della libertà. Come può un Paese democratico ricorrere ancora ad un crudele e antichissimo ferrovecchio della storia? Lo Stato può comportarsi davvero da Caino nei confronti dei suoi cittadini? Eppoi, nei Paesi cosiddetti democratici, i processi dovrebbero essere cristallini, non dovrebbero avere alcuna zona d’ombra. Amber McLaughlin era stata processata per omicidio del compagno, commesso nel 2003, nei sobborghi di Saint-Louis, prima della sua transizione avvenuta poi in carcere. Ciò che è scandaloso (oltre alla pena di morte che è la vergogna massima, la più bieca violazione della Carta dei diritti umani) è che i giurati, alla fine del processo, nel 2006, l’avevano dichiarata colpevole dell’omicidio, ma non erano riusciti a concordare la condanna da infliggere. Il giudice aveva deciso di mantenere la pena di morte, in quanto, capriccio e arbitrio della democrazia, gli Stati del Missouri e dell’Indiana sono gli unici a concedere ai magistrati la potestà (o abuso?) di pronunciare una condanna a morte in assenza d’unanimità della giuria popolare. Se questa è democrazia? 

Marcello Buttazzo