di Marcello Buttazzo –

Anche in seno alla Chiesa cattolica, strettamente legata alla sua dottrina tradizionale, può esserci qualche sacerdote che interpreta le questioni eticamente sensibili in modo laico, aperto, flessibile, liberale. Don Giulio Mignani, parroco di Bonassola, è stato sospeso a divinis dal Tribunale ecclesiastico della Spezia per essersi espresso chiaramente in favore dell’aborto, dell’eutanasia, delle famiglie arcobaleno. Il religioso, tuttavia, non giudica ingiusta la sua sospensione, dal momento che le sue posizioni sono evidentemente antitetiche all’insegnamento morale della Chiesa cattolica. Epperò, pur non potendo amministrare i sacramenti, Don Giulio non lascerà l’abito talare. Lui è convinto giustamente che la fede possa essere vissuta in vari modi. Non è un caso che i suoi pronunciamenti laici siano stati apprezzati da gran parte dei suoi parrocchiani. Tanto che, domenica prossima, è stata indetta una manifestazione del nenonato movimento “Io sto con Don Giulio”.  È veramente straordinario ciò che è successo a Bonassola. Un prete ha dimostrato, di fatto, che la linea di demarcazione fra etica tradizionale e etica laica è molto friabile, porosa. Ricordiamo che al referendum sull’aborto del 1981 votarono a difesa dell’interruzione volontaria di gravidanza tantissimi cittadine e cittadini cattolici. Certo, sperare che il prossimo governo Meloni si faccia promotore di normative sul “fine vita”, sull’adozione delle coppie gay, contro l’omotransfobia, è pretendere la luna. Don Giulio Mignani è l’esempio virtuoso d’un credente, radicato alla realtà vera. Lui vorrebbe benedire le coppie omosessuali, lui a marzo scorso in un convegno a Genova con Marco Cappato sostenne che la vita è un dono di Dio, “ma se diventa insopportabile l’eutanasia è un atto d’amore”. Don Giulio, nella sua vita, non ha mai conosciuto donne che hanno abortito con leggerezza, “ma se si cancellasse la legge 194 verrebbe meno la sicurezza sanitaria perché aumenterebbero gli aborti clandestini”.

Marcello Buttazzo