di Marcello Buttazzo –

Le ricche e spregiudicate potenze occidentali, da sempre, hanno adottato nei confronti dei Paesi a Sud del mondo piattaforme rapinose, di spoliazione, di accaparramento delle risorse, delle sostanze minerarie, del petrolio. Da cittadini liberi, vorremmo che i Grandi del pianeta facessero prevalere una superiore etica della responsabilità, rinunciando magari a una parte degli esorbitanti investimenti sui mortiferi armamenti, per sanare il debito verso gli Stati più poveri, ripetutamente depredati. A varie latitudini, purtroppo, ancora oggi, si muore non solo a causa dei conflitti e dei terrorismi, ma anche per la fame. Annualmente, la Fao certifica che milioni e milioni di esseri umani nel mondo sono sottonutriti, malnutriti. Di contro, nelle opulente società occidentali, un miliardo e mezzo di persone sono sovrappeso. Il problema della fame del mondo è una questione che riguarda direttamente i governi democratici, che dovrebbero saper intervenire per interrompere i poco virtuosi cortocircuiti fra politica, economia ed ambiente. Ma, in questa triste e avvilita era, le istituzioni mondiali hanno lo sguardo attento soprattutto alle infinite speculazioni economiche di vario tipo da perpetrare. Per fortuna, però, da noi, a fronte d’un parziale appannamento degli agglomerati laici, i movimenti cattolici si muovono con alacrità. Nella consapevolezza che anche le cosiddette raccolte fondi possono giovare a donare maggiore respiro a famiglie in carne ed ossa del Sud Sudan, della Somalia, dell’Ecuador, dell’Ecuador, e di altre contrade depresse. Secondo certuni, i programmi cristiani e cattolici per l’autosufficienza alimentare sono una piccola goccia. Piccola goccia, certo, che serve però ad edificare oceani di solidarietà. Anche le agenzie laiche dovrebbero prendere esempio dalla politica dei piccoli passi. Nelle istituzioni, fra i governanti, con una stantia retorica, c’è chi pontifica quotidianamente sulla necessità di addivenire al tanto agognato “bene comune”. I governanti dei grandi Paesi seguissero l’approccio pragmatico di questi gruppi di giovani cattolici, che da anni conducono campagne di intensificazione “dal seme al cibo”. Questi giovani volenterosi desiderano far germogliare il bene vero e tutelare la dignità dell’uomo. Il Santo Padre, nei suoi viaggi, incontra sempre gli ultimi della Terra. Il monito ripetuto di Bergoglio è: “Ascoltiamo il grido dei poveri. C’è cibo per tutti, ma non tutti possono mangiare, perché il Nord del mondo preferisce sprecare”. Il monito di Francesco dovrebbe essere accolto anche dalla comunità internazionale e dalla politica mondiale, che dovrebbero saper ricorrere a misure umanamente sostenibili.