di Marcello Buttazzo –

Noi esseri umani viviamo in un villaggio globale legati da un comune collante. Siamo anelli d’una sola catena. L’esistenza di ciascuno di noi s’intreccia più o meno intimamente alle vite di milioni di altri individui. Nessuno è solo su questa terra, siamo raggi scaldati dallo stesso sole. Siamo terre contese, di radici forti e deboli, di giardini virenti e di colori tenui. L’odierna civiltà postindustriale, talora, vorticosamente incide e procede nel suo vertiginoso cammino, mostrando fauci mostruose, inclementi, bocche voraci. Nell’odierna società, talvolta frettolosa e fredda, che tutto brucia e repentinamente metabolizza, è fondamentale scoprire il valore infinito e insopprimibile dei beni immateriali, non consumistici. È importante concedere parti di sé all’altro, un riconoscimento, una carezza, come presupposto, tra l’altro, per scorgere con occhi più chiari la propria complessa soggettività. In una società contemporanea che corre a perdifiato, è bene fermarsi ai bordi delle strade e cogliere il tempo lento in clessidre plausibili. È vitale più che mai aprirsi al dono e alla gratuità, ricchezze di inesausto e sempiterno splendore. In televisione, in questi mesi, era possibile donare pochi euro a favore della ricerca scientifica e genetica. Ancora oggi si possono mandare messaggini telefonici a supporto delle popolazioni terremotate. In questi giorni di freddo glaciale, a Lecce, ho potuto ammirare de visu l’amore e l’abnegazione d’un gruppo di donne appassionate, di cittadine, che si sono mobilitate proficuamente e devotamente per i senza tetto, per i clochards, per la gente indigente, che sopravvive soprattutto nei pressi della stazione ferroviaria. Queste donne amabili e stimabili di valore assoluto sono le nuove paladine della pace e della non violenza, custodi del bene comune e dei sacri principi su cui si fonda la civiltà. Sempre noi cittadini possiamo donare pochi euro, modestissimi contributi, che servono per edificare umanissimi progetti. Madre Teresa sosteneva che “tante piccole gocce fanno gli oceani”. È vero, le istituzioni sono chiamate in causa direttamente. Ma anche l’opinione pubblica può svolgere una imprescindibile mansione sussidiaria e di sostegno. Il dono ha soprattutto una valenza etica, oltre che materiale. Pertanto, suggerirei ai giovanissimi di non acquistare i soliti calendari delle attrici e delle starlets discinte e sinuose e neppure quello storico di Che Guevara: bisogna fare un salto e guardare oltre il consueto e ristretto giardino. Diversi ospedali di oncologia pediatrica italiani, da anni, preparano calendari per regalare un sorriso ai bambini, per raccogliere i fondi necessari per acquistare apparecchiature scientifiche, materiale didattico e giocattoli, per pagare i farmaci ai più bisognosi, per pagare le bollette alle famiglie povere.  Aprirsi all’altro con fiducia, perché siamo passeggeri d’uno stesso vascello.

Marcello Buttazzo