di Antonio Stanca –

Mondadori Libri ha pubblicato, quest’anno, un’edizione speciale di Rosso Istanbul, primo romanzo di Ferzan Özpetek, regista e scrittore italo-turco che lo scrisse nel 2013.

Özpetek è nato a Istanbul nel 1959, nel 1976 è venuto in Italia per studiare Storia del cinema alla Sapienza di Roma, a Roma ha frequentato corsi di Storia dell’arte e del costume nonché di regia. Inizierà a lavorare col teatro ma finirà nel cinema, collaborerà, aiuterà, starà accanto a nuovi e noti registi in molti film. Nel 1997 realizzerà il suo primo film Il bagno turco che avrà molto successo in Italia e all’estero. Il successo continuerà con altri film, Harem Suare, Le fate ignoranti, La finestra di fronte ed altri ancora che gli procureranno prestigiosi riconoscimenti in ambito nazionale e internazionale. Si distinguerà anche nella regia teatrale, il suo diventerà un impegno costante, senza soste, il suo lavoro si dividerà tra Roma, Cinecittà, e tanti altri posti: diventerà famoso, una leggenda, un mito. Nel 2008 il MoMa di New York gli dedicherà una retrospettiva.

Ha sessantadue anni Özpetek, la sua vita privata si svolge tra Roma e Istanbul, dove c’è ancora la casa paterna. Quando aveva cinquantaquattro anni, nel 2013, scrisse Rosso Istanbul che sarebbe stato seguito da altri romanzi. In essi, come nei film, sarebbero risaltati i motivi ricorrenti nella sua ispirazione, il bisogno che l’umanità ha di amore, di bene, di una vita diversa da quella corrente guastata dal malcostume, da quanto i tempi moderni vi hanno apportato, il desiderio di rapporti più autentici, più spontanei, più veri. Ampio è il suo sguardo, aperto il suo discorso. Sempre, nei film e nei romanzi, sarà possibile cogliere questi elementi, questa ricerca di un amore diffuso, completo, totale, di una vita rinnovata, salvata dalla corruzione e da ogni altra contaminazione. L’amore perseguito da Özpetek non fa differenza, non distingue tra cose e persone, età e sesso, “è amore e basta”, dice spesso quando scrive. Uno spirito di eccellenza, di elezione è il suo e lo dimostra anche in Rosso Istanbul dove narra di un suo ritorno nella città natale, della riscoperta dei luoghi, dei tempi dell’infanzia ma anche dei pericoli ai quali sono esposti ora a causa dei bisogni della città di creare nuovi edifici, condomini, grattacieli sacrificando quei luoghi, quelle case, quelle zone del passato. Gli sembra un’ingiustizia, una violazione poiché intoccabili, sacre le considera. Anche altri la pensano come lui e molte proteste sono in corso nella città, molte volte i manifestanti si scontrano con la polizia. Anche molti giovani vogliono che i vecchi posti rimangano e siano riabilitati.

E’ una Istanbul diversa quella che Özpetek trova in questo suo viaggio di ritorno, una Istanbul che ha perso la sua atmosfera di sogno, di favola, di magia. E’ confuso, amareggiato. Tra l’altro la madre è molto invecchiata, è ammalata, ha molti problemi ed è per lui un altro motivo di dolore, di afflizione. Era stato molto legato a lei e il libro è percorso da tanti ricordi della loro vita trascorsa insieme, nella loro casa.

Ma anche un’altra persona, la giovane e bella Anna, arrivata a Istanbul negli stessi giorni col marito Michele e due loro amici, Andrea ed Elena, sta vivendo uno stato di delusione, di disorientamento. Come Ferzan è molto innamorata della vita, ha sempre creduto nella forza della volontà, nel valore dell’impegno, della collaborazione, dell’amore. Ha sempre aiutato il marito nel suo lavoro di designer e a Istanbul sono venuti con i loro aiutanti per cercare figure, linee, colori, luci diverse dalle quali trarre ispirazione. Scoprirà che il marito la tradisce con Elena e per lei sarà la fine di ogni precedente fiducia, ambizione. Si ritroverà sola, disperata, si perderà tra le strade e le persone della città. A volte crederà di aver trovato il modo, il posto, il compagno giusto per poter tornare a sperare. Non sarà così fin quando incontrerà quel Ferzan che pure vagava per la città stretto nella morsa dei pensieri, delle immagini di crisi, di fine alle quali era chiamato ad assistere.

Sono i protagonisti del romanzo, s’incontreranno, parleranno di loro, si scambieranno le loro pene e così penseranno di aver illuminato il loro buio, di aver risolto il loro problema, di essere tornati a quella vita, a quell’amore che sempre li aveva sostenuti.

Istanbul vecchia e nuova farà scorrere lo scrittore mentre dice di sé, di Anna e delle difficili esperienze che la città ha loro riservato. Le luci e le ombre di questa città, i suoi clamori e i suoi silenzi faranno da sfondo alla loro solitudine, alla loro tristezza, al loro incontro. Scelto, raffinato, poetico sarà sempre il linguaggio dell’Özpetek, capace di meravigliare, di stupire. E’ una qualità che gli viene dal lungo esercizio con un cinema di pensieri, di sentimenti o era propria del suo spirito eletto?

Antonio Stanca