Se il punto è luce, ovvero il Punto Luce di Ezio Sanapo
di Francesco Pasca –
Come può la luce in un ricordo frantumarsi e ricomporre in una forma per il colore; oppure come disegnarsi in una parola e rendersi suono comprensibile nella visione o ancora come può predisporre l’accettazione di quel suono in un gesto con la probabile soluzione in una somma da condursi alla sua definitiva descrizione.
È mio rovello, il riflessivo, da sempre.
La richiesta del com’è e del come l’ho divorata nel quotidiano in un istante ma non è mai diventata, in un pensiero, la mia carta identificatrice e risolutrice. Leggero mi è stato il percorso di quella luce, ma altrettanto leggero ha continuato a tornare sui miei versi, sui capoversi, sulle mie parole con l’intento di descrivere quel colore, quella luce.
Ne è stata riprova l’articolarsi, graficamente e continuamente dell’uso in scala di grigio e con il rendere ancora più evidente l’assistere melanconico al rafforzarsi nella molteplicità di una visione per la complessità degli interrogativi che si susseguono e per il valore da dare all’immagine, poi farla diventare parola e infine giungere alla sua luce nella memoria.
Nella memoria, ho pensato, la luce darà luogo al tempo da cui proviene e darà anche al luogo il tempo di riflettersi con: “ognuno (anche le immagini) ha il diritto di scegliere per continuare a vedere la propria soluzione.”
Da sempre ho chiesto al meraviglioso miscelatore di fantasie, in questo caso al pittore, se mi sapesse dipingere la luce in un ricordo, se conoscesse e accorgersi, immediatamente che, la fantasia di una luce da sola non esiste, che la stessa luce sia e debba essere la scelta dettata dalla visione.
Ho cercato con la certezza di un racconto come trovare, dare un Luogo alla luce.
Cercando accade!
M’è accaduto incontrando l’Arte e l’Artista Ezio Sanapo. Si è definito lineare l’accaduto paragonando il silenzioso amare il racconto disegnato al delicato suo particolare sociale, poi dedicarne anche l’attenzione.
Spazio, (Luogo), Tempo ne hanno fatto cornice con l’amare quel silenzio e la contemplazione.
Il rappresentato (Cose animate e non) ha avuto, nella sostanziata visione, tutte le caratteristiche rigorosamente appartenenti alla stessa filosofica esistenza di un universo tra immaginario reale e vissuto fantasticato, per l’esigenza primaria, per il sogno.
Nelle opere del mio amico Ezio, dipanate nella visione, si è delineato l’amore per l’Arte del rappresentare. La mimesi l’ho veduta nel rapporto intimo fra realtà e corrispondenza di rappresentazione, a volte anche nell’uguale somiglianza tra empirico ed idea, in piena identificazione.
Tutte le immagini le ho vedute legate intimamente alla natura e hanno preso il loro particolare contorno tanto da sentirne l’appartenenza al luogo in cui erano immersi ed essere e diventare sostanza di terra, leggerezza di cielo e tormento di mare.
L’Artista è divenuto il particolare Punto di Visione per la Luce e, in Ezio Sanapo, ho veduto che ne è il solitario abitatore con i suoi personaggi che si auto-descrivono.
Sono stato nel suo studio in Tricase di via Urbano Rattazzi al n.44, nonché, ora che ne scrivo, m’è tornato dalla memoria il piacere di averlo presentato con il compianto don Giuseppe Colavero presso il santuario di Carpignano Salentino in occasione di una silloge pittorica di opere dedicate a: “una donna di nome Maria”.
Di quelle meraviglie pittoriche ne descrissi la particolare propensione al racconto evangelico in chiave molto più umana e meno trascendentale.
Dell’aneddoto appena citato ricordo l’ostilità della Chiesa riguardo al rappresentato.
In quell’occasione, i più, lasciatesi trasportare dai dogma non vollero ascoltare il suo colore che andava ben oltre le sole aspettative ecclesiastiche. È la storia di sempre per le grandi verità diversamente raccontate.
Nel recente ho visionato le sue cinquanta opere presso le sale del castello o palazzo dei principi Gallone di Tricase(Lecce). Mi rincorre ancora come da sempre l’ugual stato d’animo e la volontaria accessibilità alle Cose del mondo così come descritte da Ezio Sanapo. I titoli accompagnano le sue opere e spesso sono anch’essi le immagini di una Poesia Visiva in sovrapposizione simbolica di altrettante immagini.
L’arte pittorica nel segno del bianco ch’è somma di colori ancora una volta assegna i suoi personaggi alla Poesia e alla Storia.
Nel trascorrere la visione delle opere di Ezio le sue Opere (vi assicuro, lo sono non per unica esigenza di sogno) si evidenzia la Luce che diventa di sostanza pittorica per essere nata dal suo trasparire e riflettersi semplice e raccontare, come lui stesso ama definirle in: “Artista non è un titolo è solo uno stato d’animo”.
Del suo stato d’animo ci si accorge immediatamente parlandoci e nell’ascoltarlo è come fossimo noi gli accorti affabulatori di Cose che ci circondano.
Nelle grandi dimensioni le opere svolgono il compito di avvolgere i personaggi spesso in due e per essere due o molteplici. I personaggi sono gli abitanti di quel luogo e sono Natura maschio e femmina con il loro verde. Il manufatto recita l’importanza del lavoro dell’uomo. Ancora una volta è la fantasia della realtà che diventa la sua scelta e la sua ragione di vita, anche ecologista.
Era questo che andavo cercando come certezza di un racconto, dare un Luogo alla Luce nonché stabilire che Ezio è proprio il suo inconfondibile Punto Luce.
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