di Vito Antonio Conte

Salotto buono. Centro storico. Barocco. Movida. Rondò. Metropolitana di superficie. Tangenziali. Parchi. Cultura. Abusivismo. Degrado. Rovina. Periferia. Ogni città inizia dalla sua periferia. Ogni città dovrebbe serbare massima cura della sua periferia. Ogni città dovrebbe amare la sua periferia. Ergo, le parole sopraordinate dovrebbero essere lette al contrario. E non per un mero dichiarato senso d’importanza, ma per ragioni di sostanziale vivibilità e bellezza del tutto. E il tutto è l’intero territorio d’ogni città. Non soltanto, quindi, il centro urbano, ma tutta l’estensione territoriale della città, con le strade e i vicoli, le frazioni e le località, le campagne e le montagne, le marine, i corsi d’acqua e tutto quel che di visibile e d’invisibile (il territorio) contiene. Il sottosuolo e il cielo. Tutto. Tutto quel che appare. E tutto quel ch’è nascosto. La terra, con tutto quel ch’è sotto e tutto quel che sopra sta. Passato e presente. Storia e speranza. Radici e cielo. Cielo. Sogno. Futuro.

Lecce, sempre più spesso, è ridotta a uno slogan turistico. Che non ripeterò. Ché le parole hanno significato in quanto esprimono e/o rimandano a un senso. E gli slogan finiscono per svuotare di senso le parole. Quel ch’è noto all’occhio sono soprattutto le prime sette parole (dell’incipit di questa mia scrittura, che non è nient’altro che un atto d’amore). Già un po’ meno ciò che significano quelle parole. Eppure vengono usate e abusate. Uso e abuso. Parole vuote. La prima snaturata, sradicata e divenuta desinenza della seconda. La pratica dell’abuso ha svilito il buon uso dell’esistenza: una buona esistenza è quella (…) capace di armonizzare Spazio e Tempo. Così una buona città: è tale quella dove lo Spazio e il Tempo s’accordano in piena euritmia. A Lecce lo Spazio è spezzato, reciso, violentato: le stratificazioni della Storia sono state sacrificate dalla sovrapposizione di banconote a banconote. Piccole storie di piccolo becero potere.

Il Tempo è diventato uno sconosciuto, senza più memoria, sconfitto dall’oblìo e dalle rovine dei mega centri commerciali… Le restanti parole (dell’incipit) sono profferite spesso da inetti politicanti che – parlandone – pensano a altro, vogliono altro. Parole che diventano strumento, mezzo, mai fine, mai contenuto, mai bellezza. Oppure le si rinvengono nelle (ormai) tante denunce per quel che potrebbe essere e non è. Comunque, quasi mai destinatarie d’amore. Amore. L’unico ingrediente capace di aggregare le energie per giungere alla vera bellezza. Ecco: dovremmo finirla di pronunciare le parole e iniziare a prenderci cura davvero di quel che significano e rappresentano. E agire. Essere attenti alla città nel suo complesso. Eliminando dal vocabolario e dalle azioni parole e fatti quali spreco, speculazione, interesse personale, uso, abuso, oblìo. Ogni città inizia dalla sua periferia. Ogni città dovrebbe serbare massima cura della sua periferia.

Ogni città dovrebbe amare la sua periferia. Qui vedo periferie devastate. Per l’assenza di cultura. Qui vedo periferie riqualificate. In nome della cultura. Cultura: altro ingrediente per circondarsi di bellezza. Credo che, oggi e ovunque, la cultura sia una possibilità! E non tutto e il contrario di tutto. Cultura è coltivare la propria identità guardandosi intorno, tenendo conto delle diversità, scambiandosi saperi. È la possibilità di contaminare la personale visione del mondo per costruire un mondo nuovo, sì che ogni identità rimanga riconoscibile nel puzzle identitario planetario nel rispetto d’ogn’altra realtà. Questo chiamo armonia. Questo chiamo bellezza. Questo chiamo futuro. Non l’occasione d’un flusso di danaro per qualche toppa qua e là e per il vestito nuovo (con accessori… griffati) di pochi. La mia casa è a due passi da Rudiae. Rudiae è morta. Rudiae è sepolta. Rudiae è periferia di Lecce. Il suo Spazio è sotto i rifiuti. Il suo Tempo è fermo.

Rudiae è ancora una parola vuota. Qualcosa si muove. Qualcuno si è speso e continua a spendersi perché luce, nuova luce la tocchi. Per intanto ci sono € 755.000,00 per il Completamento dei lavori di scavo archeologico, valorizzazione e fruizione di “fondo anfiteatro” – Parco Rudiae 1° Stralcio, ma il resto di € 1.560.350,00, già stanziati, che fine ha fatto? Perso nella burocrazia di altre inutili e vuote parole? È soltanto una questione semantica? E però pare che, a Rudiae, qualcosa sia stata completata: sembrerebbe ultimato il Polo Didattico dell’Archeologia per gli studenti delle scuole medie. Peccato che la struttura faccia a pugni con l’ambiente in cui è allocata e con gli occhi di chi la guarda. Peccato che mostri già segni di degrado. Peccato che gli unici visitatori sembra siano i piccioni e altri… uccelli. Peccato che sia costato € 372.500,00, per quel ch’è dato sapere, ossia un’enormità… E poi ho ascoltato i diretti interessati al recupero dell’antica Rudiae dire che la somma stanziata è una goccia rispetto ai lavori necessari per riportare alla luce la bellezza di Rudiae, del suo anfiteatro, delle sue mura… Sì, indubbiamente c’è un gran lavoro da fare, ma continuo a passare dalla vecchia via dei cavamonti (l’antica Lecce-Copertino, ch’è – sembra – soltanto un tratto della più lunga via che collegava l’Adriatico allo Jonio) e tutto è fermo! Nulla cambia! Tranne i rifiuti. Di tutti i tipi. Soprattutto pneumatici esausti e eternit. Che lievitano! E per questo c’è da prendersela solo con se stessi. Con la mancanza di senso civico. E con qualche maledetto gommista… ma, sono anni ormai che si sente sempre la stessa solfa, c’è la crisi e smaltire costa. Qualcosa sta cambiando. Piccole cose. La riqualificazione del quartiere Leuca-Ferrovia… Le cave di Marco Vito… Qualche punto verde… E altro che – nell’insieme – fanno una grande cosa. Si potrebbe opinare sulla qualità dei singoli interventi… Ma perché Lecce possa cambiare davvero e in meglio è necessaria la partecipazione di tutti i cittadini, di tutti noi che amiamo questa città, è necessario farsi sentire, essere propositivi, e – pure e soprattutto è necessario – che chi governa Lecce voglia e sappia ascoltare la nostra voce. Ché si cambia realmente soltanto se si cambia insieme. Rudiae è una possibilità. Una possibilità grandiosa. Una possibilità di bellezza. Un’occasione che può diventare motore per il lavoro e l’economia. Ne ho già scritto in passato. Non voglio ammorbare alcuno. Ogni città inizia dalla sua periferia. Ogni città dovrebbe serbare massima cura della sua periferia. Ogni città dovrebbe amare la sua periferia. Senza scordare che una volta Lecce era periferia di Rudiae.

Vito Antonio Conte