di Mauro Marino

 “L’Europa ci viene incontro con i suoi uomini “migliori”. Lo “spazio comune” lo segnano e lo disegnano le persone, i pensieri, le idee e questo scambio con le conseguenti pratiche  è quello che può sanare il malandato sentimento verso l’UE, minato, in questi anni, dalla crisi economica. Le ultime tornate elettorali (e la prossima proprio sull’Europa) non fanno ben sperare: i Popoli s’immaginano chiusi, presi a proteggersi dal mostro della moneta unica. l’Euro è il nuovo “spettro” contro cui la destra estrema, la sinistra estrema – ma anche il senso comune – si scagliano, coalizzate nel disarmare e disincantare gli sforzi ideali di chi ha osato credere ad un progetto di unità. Ma “è ormai tempo” che i creativi e gli uomini di cultura, “espongano apertamente in faccia a tutto il mondo il loro modo di vedere, i loro fini, le loro tendenze, e che contrappongano alla favola dello spettro” dell’euro, un manifesto del loro credere nelle possibilità operative dell’essere insieme: un “noi” capace di rigenerare la “governance” della cosa pubblica, del Bene Comune: del Mondo, dell’Europa e di ogni singola grande e piccola parte che li compone”.

E’ un’utopia?
Certo lo è, ma questo ho pensato – ricordando le parole che aprono il Manifesto di Marx ed Engels, quello di “uno spettro s’aggira per l’Europa” – martedì 8 aprile, di buon mattino. Alle 9.30, l’appuntamento nello spazio-ufficio dello staff di Lecce 2019 al primo piano dell’ex Convento dei Teatini, era con Martin Heller, già direttore artistico di Linz Capitale Europea della Cultura nel 2009. Accompagnato dal “collega di mission” Airan Berg è comparso, con il suo aplomb nordico.

Per la prima volta e da pochissimi giorni nel Salento e a Lecce Heller ha incontrato lo staff, il sindaco e con loro “in un tempo così breve – dice – tante e diverse persone interessanti, segno del potenziale della città…”.
“Energia e speranza” – sottolinea Heller nel corso della conversazione – “sono i motori di ogni città candidata. La diversità di ognuna, la particolarità del progetto, del concept presentato è la chiave su cui giocare la propria unicità ma soprattutto la propria credibilità. Pensare, progettare e fare per consegnare all’Europa ciò che si è promesso è la missione di ogni singola comunità in corsa. Ed una città diviene comunità – continua Heller – se è capace di condividere pienamente le ragioni che l’hanno spinta a candidarsi. Una motivazione che deve rendere omogeneo l’intento, le necessità, le richieste. L’Agenda Politica e l’Agire Civico devono dunque trovare armonia, accordarsi per elaborare il “noi” e per poter porre rimedio alla “mancanza di fiducia” nelle virtù cittadine spesso sconosciute, tradite, poco valorizzate… per dare energia al processo di costruzione della candidatura. Lo scetticismo è certamente un danno e il lavoro di chi crede nella possibilità di uno sguardo altro e nuovo sulla città e sul suo territorio deve puntare  ad alleviare quel sentimento, portandolo  a declinarsi al plurale”.

Capita in questa fase, è capitato dopo il passaggio della prima selezione nello scorso novembre. Adesso mancano pochi mesi alla designazione, maggio sarà il mese delle utopie e poi bisognerà ancora lavorare, essere convincenti e soprattutto convincere la giuria che in settembre deciderà il destino delle città in “gara”: Cagliari, Lecce, Matera, Perugia, Ravenna e Siena; quale sarà la Capitale Europea nel 2019?

C’è da sperare…

Mauro Marino