di Marcello Buttazzo –

Amedeo Giordano, “Voci soffocate”, L’ArgoLibro, 2023

Ho bisogno dei tuoi occhi
dove trovare la notte,
assaporare il domani
e giungere ai poli.
Ho bisogno della tua bocca
per sostituire la lingua dei grilli,
sopire le mie amarezze
e incastrare le nostre lacrime.

Ho bisogno del tuo naso
per esaltare il nostro libeccio,
navigare l’aria più remota
e toccare come a piedi…
…il mare dei desideri.

Amedeo Giordano è un giovane studente di Filologia moderna. Nato nel 1997, laureatosi in Lettere moderne nel 2022, ha dato alle stampe la sua prima raccolta di poesie. “Voci soffocate” è uscita nel mese di marzo 2023, pubblicata da L’ArgoLibro editore. Una raccolta originale, profonda, che ha tutta la delicatezza e la tenerezza dell’età dell’autore. Giordano è molto attento nell’suo certosino, centellinato, quasi scientifico delle parole. La poesia non è la cronaca ordinaria di tutti i giorni. L’insegnamento morale della poesia è, tra le altre cose, quello di rendere la parola pura, essenziale, sfrondata da orpelli. E Amedeo Giordano riesce molto bene nell’intento supremo di dare significanza a ogni espressione, a ogni lemma, senza ricorrere ad alcuna edulcorazione. Favorito dalla sua giovane età, l’autore appalesa uno stupore fanciullo, quella meraviglia bambina senza la quale nessun verso sarebbe possibile. La cifra portante e paradigmatica di queste belle poesie è la musicalità, che si diffonde come un’onda, recata con assonanze opportune, abbracci fra i versi, con un “gioco” serio di parole. Nella prefazione Milena Esposito scrive: “Tutto, a ben guardare, è scoperta e musica. Il chiaroscuro è elegante elemento del contrasto che si crea con estrema grazia agli occhi di chi legge”. Ed, in effetti, la soavità trapela incessantemente. Ma non è un’armonia gratuita. Prevale sovente la spirito multiforme del giovane Giordano, che verga pagina non per puro diletto o per trastullo, ma per un moto intimo d’amore e ribellione civile. In una piccola nota, nel rivolto di copertina, l’autore scrive chiaramente: “Quest’opera vuole essere un grido di liberazione nei confronti di una società sorda ai richiami sofferti delle persone sensibili”. E in più di qualche occasione, Giordano arma la sua penna e si scaglia contro questa società, a volte, nichilista. “Perché sono qui?”,/Perché il mondo è una spada affilata?,/, si chiede il poeta. E ribadisce di porsi tante domande, senza che ci sia alcuna risposta. E con una certa rassegnazione conclude:

Quanto vorrei essere
una pietra
seppur calpestata,
con la speranza
di mille anni
inanimati
di pace
e indifferenza.

Gli studi letterari e classici dell’autore sono un serbatoio, una fonte, una risorsa. Tutto ciò gli consente di maneggiare la parola con discrezione, con misura, con piglio appropriato, senza alcuna sfumatura debordante. È sempre preciso e puntuale nel suo linguaggio elegante il giovane Giordano. E l’asse davvero portante di questi versi è un diffuso lirismo. In “Quello che sei”, il poeta, verosimilmente rivolgendosi a una musa sempiterna, dice: “Sei pesca sudata/sotto l’afa aprilina,/sei grano di caffè/in sogno e adrenalina./ Sei rosa d’infanzia,/ paura e stupore,/ aitante coraggio/ di materno fattore/. Nicola Vacca, in una sua recensione a “Voci soffocate”, ha rilevato, tra le altre cose, che “quella di Amedeo è una poesia che guarda al mondo e all’umano. Il suo poetare mi ricorda molto quello dei crepuscolari”. L’autore è un ragazzo di questo mondo, che vive passioni, gioie, ebbrezze, delusioni, e sa tratteggiare con vigore l’umana storia. Di questo tempo, che per quanto talvolta asfittico e frustrante, è l’unico che abbiamo. Leggendo “Voci soffocate”, ho potuto notare come Amedeo sappia prescegliere con cura i termini da adoperare. Il puro lo associa ai bambini, che giocano fra loro e dipingono la purezza della terra. L’amore è materia delle spose, perché le spose sanno creare la vita e con ardore la custodiscono. I suoi versi sono davvero interessanti, perché non disdegnano la sensualità. “Mi piaci quando sei dipinta/con quei seni di fuoco…Mi piaci senza niente addosso/vorrei essere il mare e il vento/per sfiorarti proprio adesso./ Amedeo sa criticare lo sfrenato antropocentrismo e si prendere cura dell’attesa. Lui sa che ritorneranno i gigli, sa che ritorneranno le mezze stagioni per respirare la tregua tra la rugiada e la neve. Amedeo è un ragazzo legato alla sua terra e in “Estate agropolese” innalza un inno di venustà. Mi piace Amedeo perché i suoi punti di riferimento non sono i falsi miti di cartapesta, che la vulgata televisiva e mediatica porta spesso alla ribalta. Alcuni suoi eroi sono Antonio Ligabue e gli zingari. Il pittore “maledetto” che ebbe un’infanzia difficile e nel suo perenne vagolare come la luna seppe sfidare la pioggia e le evenienze. Gli zingari sotto il sole contano le sigarette. Zingare, grano d’oro sperduto e mai consumato, sempre in cerca del necessario vento d’amore. “Voci soffocate” è un libro d’esordio molto intenso d’un giovane puro, che mediante il medium della scrittura e della poesia sa costruire ponti universali di comunicanza e d’intesa. “Voci soffocate” è un libro da leggere per apprezzare la vitalità e l’amore che Amedeo sa mettere nelle cose della vita.

La mia prigione è
questo mare di aghi
sotto il sole di pietra
In compagnia di versi
meravigliosamente imperfetti.

Marcello Buttazzo