di Marcello Buttazzo –

Laura, Urano
i Quaderni del Bardo Edizioni di Stefano Donno
Collana di Poesia, 2023

“Urano” come continuo e intatto canto d’amore, di bellezza, che scorre e percuote il tamburo per lasciare nel lettore uno stato di pienezza e d’umanità. “Urano” come spazio-tempo di luoghi fisici traversati dall’autrice, espirati fino in fondo. “Urano” non è solo un firmamento illeso, un cielo stellato da scrutare: è anche una terra da vivere, coi suoi percorsi piani e malagevoli, con le asperità e con i bassopiani. “Urano” è un canto ininterrotto, poesia vibratile, che si srotola lentamente, che balena agli occhi e all’anima, ricca di eleganza. Una poesia che affascina per la sua originalità stilistica, per i rimandi mitologici. Una poesia che stupisce per la venustà del lessico virente, palpitante, che possiede un cuore. “Io non sono della terra/e non sono del cielo/io sono un poeta”, canta l’autrice. Forse, fra i firmamenti siderali e le contrade terrene, si staglia la figura del poeta, che rimane oggi (come scriveva, anni fa, Aldo De Francesco) “l’unico esemplare al mondo di homo sapiens, uomo che esiste perché cosciente di esistere, così come è del vero amore: che è amore solo se è “pensiero dominante” e cosciente di sé”. “Urano” è poesia della luce, intesa sia come man- sione corpuscolare, che dimensione spirituale. La primavera è un’aurora fiorita che abbarbaglia. E la Natura è prorompente. Sovente appare nelle descrizioni finissime un paesaggio collinare, d’appennino. La poetessa non tiranneggia mai il verso, che procede con un passo fisiologicamente brillante e armonico. In “Urano” s’evoca un mondo dell’esperienza fortemente introspettivo, esistenziale. Mai, tuttavia, ripiegato sull’io. La poetessa riesce a creare con i suoi versi quel ponte d’universalità, che è una prerogativa basilare della grande poesia. Non esiste alcun egotismo in questi versi d’un amore totale, ma la predisposizione ad una sentita compartecipazione. “Urano”, abbiamo detto, è un canto raffinato di bellezza e d’amore. L’amore viene, in parte, idealizzato, ma ci sono lampi d’ebbrezza, di sensualità, come quando l’autrice scrive: “Io e le tue mani e l’evoè/che ci ha tenuti prigionieri/che ci ha tenuti quel tanto da tenerci per sempre/ebbri come eravamo, come siamo”. L’amore è un motore che muove e sospinge. Amore per gli esseri umani, ma anche amore diffuso per la Natura, che ha un suo vestimento serafico. La poetessa può rincorrere la sera lungo le sponde dei laghi e anche ascendere una collina prima che cada il sole. E sfinirsi. Sfinirsi d’amore. A volte, la Natura diventa quasi persona. Ed evoca, parla, narra. “I pitosfori hanno colmato la sera/com’è gravida stanotte la collina/chiude gli occhi, promette in silenzio il suo bene”. La Natura è bosco, appenino, valle, fiume. La Natura è fremito di giugno, sentore d’acqua, meriggio screpolato d’estate, narcisi che crescono. L’idea di Natura non è disgiunta dagli accadimenti intimistici. Così accade che la poetessa “entra in appennino con il cuore di chi spera”. Può succedere che essa canti con meraviglia Balboutet, frazione di Osseaux, in Piemonte, facendo trasparire emozione al cospetto di questo bellissimo borgo e delle sue meridiane. In fondo, “i poeti sono eterni fanciulli/forse per questo sono così speciali”. I poeti sanno piangere tutte le lacrime del mondo, sanno gioire davanti al sole dio di fuoco e al sorgere delle aurore sitibonde e infinite. I poeti sono piccole api operose, alla ricerca del bene. In “Urano” vivono lucidamente le alterne vicende d’amore e compare l’eterna ferita, che può essere ricucita solo con ago di passione. A un certo punto, campeggia l’aleatorietà, la casualità di rivedersi in un lancio di dado. “T’immagino passeggiare soltanto di notte/dalla risacca indagare la mia casa/posare un fiore del mio colore preferito/su quel che resterà di me”. “Urano” è un invito al viaggio, al sogno. Come vascelli vagabondi dovremmo procedere per prenderci il mare, per prenderci l’orizzonte, per catturare atomi di vita. Dovremmo sempre navigare per approdare in un porto di barche serene, dove il sogno sia ragione delle stelle. Urano come senhal, come persona pulsante di vita e d’amore. Urano è il puer aeternus, che ha premura d’assaggiare il mondo ad ogni istante. È lui che parla, che conosce la rotta. Lui con la sua mano tremula. Urano è anche il tu con idee vertiginose, con la brezza del pensiero, con la sua fragilità.

Marcello Buttazzo

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