di Marcello Buttazzo –

Vittorio Sgarbi è esperto, fra le altre cose, nel proferire giudizi apodittici, senza scampo. Recentemente, il critico d’arte ha assicurato che ha ascoltato al telefono Beppe Grillo, il quale avrebbe definito Virginia Raggi “una depensante”. Comunque, il comico pentastellato ha smentito recisamente a più riprese. Anzi, dopo il leggero malore dei giorni scorsi che ha colpito la sindaca di Roma, Grillo ha fatto sentire tutto il suo sostegno e ha ribadito la sua profonda stima per la donna. Ma l’indomito Vittorio ha perfino raccontato d’aver riferito a Grillo che “la Raggi è l’inizio della vostra fine, è una cretina”. Non ho le competenze precipue per esprimere una accettabile opinione sull’operato della giovane sindaca di Roma. La sua carriera politica è agli inizi, ai primordi, in divenire. Invece, quella di Sgarbi è ormai ben definita e sclerotizzata. Già liberale, poi deputato di Forza Italia, portabandiera di liste civiche, paladino d’un improbabile e fantomatico “Partito della rivoluzione”. Alle elezioni Europee di anni fa, offrì la sua rinomata e altalenante candidatura alla Lega Nord e all’Udc, ma venne respinto, inesorabilmente bocciato in partenza. Tempo prima, aveva avuto l’ardire di fondare con il mitico Pannella la lista radicale Pannella- Sgarbi; ma l’accorto e sensibile Vittorio, dopo pochi giorni dalla presentazione della lista, passò improvvisamente fra le fila più produttive e remunerative di Forza Italia, che nel frattempo gli aveva assicurato l’elezione in un seggio sicuro. Che dire di questo ineffabile politico confuso e trasmigrante?

Marcello Buttazzo