di Marcello Buttazzo –

Nel solco tracciato dalle questioni eticamente sensibili, tutto è lecito? O, più verosimilmente, la morale (intesa come mansione primaria della cittadinanza) deve essere una sentinella rigorosa, alfine di evitare spiacevoli e perigliose aberrazioni? Senza fare necessariamente riferimento all’etica tradizionale o a una condotta morale laica, in noi cittadini, nelle istituzioni, negli organi di controllo, dovrebbero sempre allignare il buon senso e il sano discernimento. Ora, la Legge sulla procreazione medicalmente assistita del 2004, sostanzialmente illiberale, pasticciata e antiscientifica, è stata in parte smembrata e smantella dai pronunciamenti dei tribunali civili e della Corte costituzionale. Attualmente l’eterologa, cioè la fecondazione con cellule germinali non appartenenti alla coppia, è consentita. È crollato anche un altro divieto, quello sulla diagnosi genetica preimpianto. Ed anche questo va bene, perché la diagnosi genetica preimpianto è una moderna tecnica della biologia e della medicina della riproduzione, e nulla ha a che vedere con la nefasta eugenetica. Il trasversale e inossidabile “partitone della vita” non perde occasione per biasimare la condotta degli scienziati, tesi a selezionare embrioni “sani” e a separarli da quelli “malati”. Politici intransigenti e chiusi (come Roccella, Gasparri, Quagliariello, Sacconi, Binetti, ad altri) speculano, sovente, coi loro spot inconsistenti, su una tecnica di laboratorio, che numerosissimi scienziati (del rango, ad esempio, di Edoardo Boncinelli) esaltano per efficacia. Un giornale prestigioso, improntato all’impegno umano e civile, come “L’Avvenire”, quotidiano della Cei, dedica ogni giovedì alle questioni bioetiche un inserto di due fitte paginate, dal titolo “È vita”. Ebbene, la diagnosi genetica preimpianto, tra le altre cose, viene semplicemente e sconsideratamente criminalizzata. Personalmente, non amo mai esprimere giudizi apodittici; epperò, posso asserire che la proibizione, ad esempio, sulla fecondazione surrogata, cioè sul cosiddetto “utero in affitto”, compreso nell’attuale legge 40, è abbastanza ragionevole. L’etica della responsabilità induce i nostri politici a scongiurare lo scivolamento sulle pericolose chine d’uno spinto liberalismo genetico, abbandonato alla allegra logica di domanda e offerta, dove tutto è legittimo, dove tutto si può comprare. Ciò detto, trovo assolutamente insensato il divieto tassativo di poter manipolare e sperimentare sugli embrioni orfani congelati sovrannumerari, cioè non più adottabili, non più impiantabili nella mucosa uterina. Questi embrioni senza futuro, senza scampo, sono destinati a restare sospesi nel limbo raggelante dei frigoriferi dei laboratori fino a spegnimento; oppure vengono buttati nei water o nei lavandini dei laboratori. Perché, allora, non impiegarli per la ricerca, alfine di dare speranza alla biologia e alla medicina rigenerative? Per qualcuno è, forse, più cristiano lasciare deperire e morire questi embrioni sovrannumerari in azoto liquido?

         Marcello Buttazzo