Stromata
di Paolo Vincenti –
Mondo arcobaleno. Ma sì, è una questione di civiltà. Certo, questa legge ci allinea agli altri paesi europei, togliendoci da quella zona d’ombra nella quale eravamo confinati. Però non esageriamo. Si poteva fare di meglio. È vero, si può sempre fare di meglio, tutto è perfettibile e a maggior ragione questo provvedimento lo è. La legge sulle unioni civili è finalmente stata approvata dal Parlamento, fra le urla di gioia del Pd, della Ministra Boschi e del popolo arcobaleno, il dissenso di buona parte della gerarchie cattoliche, gli strepiti di Giovanardi e dei Family Day e l’anatema del presidente della Cei. Bagnasco sta ballando una tarantella neanche fosse stato morsicato da uno scorpione. E di Josè che ne è? Bergoglio nicchia, tentenna, dice e non dice, insomma abbozza. Soddisfazione anche per Sel e per una parte di Forza Italia, grosso smacco per i bacchettoni di Ncd, enorme figura di merda per i Cinque Stelle, i quali hanno boicottato la legge solo per motivazioni politiche. La Lega, per bocca del suo leader Salvini, minaccia la disobbedienza civile, ossia di non far celebrare ai suoi sindaci le unioni civili, mentre Gandolfini, il portavoce del Family Day minaccia ritorsioni contro il governo Renzi: “A ottobre, quando si voterà il referendum costituzionale, ve la faremo vedere”, avverte. C’è il rischio che alcuni parlamentari centristi si attivino per chiedere un nuovo referendum che possa bocciare la legge Cirinnà, ma le loro speranze credo siano mal poste. In effetti, la posizione di Bagnasco e di quella parte più conservatrice della Chiesa è del tutto superata direi, smentita dal processo di apertura che ha inaugurato il Papa e dagli stessi teologi, come Vito Mancuso, il quale ha affermato chiaramente che la chiesa non può ostacolare il processo di secolarizzazione in corso. La modernizzazione del paese è qualcosa di inarrestabile, come lo stesso segretario della Cei, Monsignor Galantino, ha dovuto ammettere. Il fatto però è che il mondo cattolico, al di là del duro attacco alla famiglia tradizionale che già questo testo, a detta loro, rappresenta, ha paura che la legge appena approvata possa aprir la strada ad una serie di riforme ancor più radicali, e che in particolare quella annunciata sulle adozioni possa far rientrare la stepchild adoption, stralciata dalla Cirinnà. Tema spinoso, in effetti, quello delle adozioni, che al momento sarà lasciato ancora alla discrezionalità dei giudici, i quali suppliranno al vuoto normativo con sentenze che faranno discutere come hanno già fatto in passato. Renzi festeggia, perché l’Italia finalmente colma un gap, e brinda alla sospirata conquista insieme al popolo Lgbt, il quale però, avrebbe in realtà molto da recriminare, a voler spaccare il capello, su questa legge. Per esempio, le aggravanti previste dal codice penale nel caso di omicidio del coniuge non valgono per le unioni gay, oppure non vale la non punibilità nel caso si menta ai giudici per difendere il marito o la moglie. Ma soprattutto viene meno l’obbligo di fedeltà reciproca, e il divorzio per le coppie arcobaleno diventa brevissimo, non dovendo neppure passare attraverso la separazione. Come dire, i gay non amano come gli etero e le loro unioni non possono essere così durature come quelle delle famiglie tradizionali. Quindi, assecondando la loro naturale tendenza alla promiscuità, ai rapporti brevi e magari di solo sesso, agevoliamo lo scioglimento dei loro legami, semplifichiamo l’amministrazione delle unioni civili e non intralciamo la scarsa fedeltà di gay e lesbiche e la loro naturale tendenza alla diversificazione del partner e alla varietà dei rapporti. Mah!
Politically correct. Antonio Padellaro, già direttore de “Il fatto quotidiano” pubblica “Il fatto personale” (Paper First 2016), “l’autobiografia politicamente scorretta”, come viene pubblicizzata dallo stesso “Fatto quotidiano” nello strillo. Così anche per “Il potere dei segreti”, stesso editore, di Marco Lillo, “un’inchiesta basata su carte e intercettazioni segrete. Il libro che fa paura alla politica e alla magistratura italiana. I dossier che minano la maggioranza del governo Renzi”. Politicamente scorretti. Ormai i giornalisti lo sono tutti. Anzi, sembra che la parola d’ordine per chi fa informazione, in particolare se si occupa di cronaca politica o giudiziaria, sia attaccare il potere, svelare le magagne, sbeffeggiare i parlamentari, minare il loro status quo. Anche il loro linguaggio si è fatto più ardito, sciolto, poco attento al bon ton e persino alla grammatica. Improperi di ogni tipo, il turpiloquio vola ormai negli studi televisivi, non solo da parte dei dopati ospiti politici ma anche dagli stessi conduttori. Dunque, che cosa bisogna fare oggigiorno per essere davvero scorretti e non conformarsi alla pletora dei tribuni televisivi? Carezzare il potere? Affermare che deputati e senatori, stipendiati d’oro e pensionati di lusso siano brave persone, serie, corrette, insomma il meglio della nostra società?
San Carlo, aiutaci tu. Il premio “Carlo Magno 2016”, riconoscimento assegnato in Germania a personalità che si sono distinte per la loro azione a favore della pace e dell’integrazione europea, quest’anno è andato a Papa Bergoglio. La motivazione principale fa riferimento «allo straordinario servizio del Pontefice all’unificazione europea illustrando ai popoli del continente, nelle sue visite al Parlamento e al Consiglio d’Europa, un pensiero chiaro ed organico». Ora, va bene che la storia si fa e si disfa a seconda dei governi e dei tempi. Però un premio intitolato a Carlo Magno sarà pure magnus, ma non è maximus. Vogliamo ricordare a Papa Francesco chi era Carlo Magno? Re dei Franchi, vissuto fra VIII e IX secolo, e santificato, aveva ripudiato la moglie, Ermengarda, aveva chiesto la mano dell’Imperatrice d’Oriente Irene (la quale, aveva eliminato il figlio, Costantino Vi, accecandolo, per prenderne il posto sul trono),aveva spossessato i nipoti, figli di CarloManno, aveva eliminato Desiderio e Adelchi, propri suocero e cognato, e soprattutto aveva massacrato i Sassoni, sottoposti ad un regime di terrore (4500 decapitazioni a Werden in una sola giornata) per convertirli al cristianesimo. Ogni prescrizione dei famosi Capitolari, cioè le misure da adottare contro i Sassoni, terminava con la previsione della pena capitale; a titolo di esempio: “ se qualcuno sarà entrato con la forza in una chiesa e vi avrà perpetrato furti o rapine, sia condannato a morte. Se qualcuno, per disprezzo della religione cristiana, avrà trascurato il digiuno quaresimale e avrà mangiato carne, sia condannato a morte. Se qualcuno avrà tramato contro i cristiani con i pagani, o avrà voluto mantenersi ostile ai cristiani, sia condannato a morte”, e via così. Dunque Carlo, secondando la religione cristiana, sosteneva la fede con la spada e col libro, cioè gli infedeli venivano ammazzati. Oggi a questo grande e santo condottiero è intitolato un premio, assegnato niente meno che al Pontefice.
Paolo Vincenti
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