di Antonio Stanca  – È stato recentemente pubblicato, da Panda Editrice di Castelfranco Veneto (Treviso), il breve volume “La Grande Guerra del Salento” di Bruno Contini, intellettuale, studioso di Supersano, piccolo comune in provincia di Lecce, e da tempo noto per il suo impegno in ambito culturale.
Contini è stato Docente di Lingue Straniere e Preside. In entrambe le attività ha mostrato come i suoi interessi andassero oltre gli argomenti specifici poiché sempre volti ad ottenere risultati più ampi, più estesi, a farvi rientrare altri contenuti, a far trovare loro una giusta collocazione.
Anche come studioso si è fatto apprezzare per i suoi lavori, le sue ricerche, in particolare per quelle culminate nel 2009 nell’ampia opera “Squarci di campagna” (La gente, la vita, l’economia e il territorio nel Catasto Generale della Terra di Supersano-1742-1752). Il libro fu pubblicato nella collana Helios delle Edizioni Grifo (Lecce) ed in esso l’autore compie un’operazione senza precedenti riguardo alla storia di Supersano. Riesce a recuperare e ricostruire, tramite lunghe ricerche e preziosi rinvenimenti presso l’Archivio di Stato di Napoli, il “Libro dell’Onciario” di Supersano. Si tratta dell’attestato di un censimento, il primo effettuato a Supersano tra il 1742 e il 1752, quando il paese e la Puglia intera facevano parte del Regno di Napoli rappresentato da Carlo III di Borbone, figlio del re di Spagna Filippo V.

Anche con il recente “La Grande Guerra del Salento” Contini ha voluto dire di Supersano ma stavolta ha assunto le vesti dello scrittore, del narratore. Anche ora ha trattato di un avvenimento del passato ma lo ha ridotto allo sfondo sul quale si muovono i tanti personaggi dell’opera, lo ha trasformato nella cornice che fa intendere, capire quelli che erano i modi di pensare, di fare, di vivere di un’epoca ormai passata.
Contini astrae dalla storia per dire della vita, va oltre gli eventi perché cerca i loro significati, non rimane nella cronaca: è il modo per essere scrittori e Contini ha saputo esserlo, ha saputo fare un romanzo di quello che è diventato ormai un argomento tra i tanti dei quali si parla nella comunità di Supersano.

Tra Supersano e Ruffano, negli anni 1948-1949, avvennero dei veri e propri scontri armati. L’occasione fu una partita di calcio tra le squadre di dilettanti dei due paesi. La partita era quella di ritorno e si tenne a Supersano mentre quella di andata, finita con un pareggio, si era tenuta a Ruffano. Nonostante le moltissime precauzioni prese dai presidenti, dai dirigenti dei due gruppi sportivi, dalle forze dell’ordine e da influenti personalità del posto, la situazione era degenerata al punto da continuare anche fuori dal campo sportivo, nelle campagne, dove senza alcun pretesto si arrivava a scontri tra supersanesi e ruffanesi. Scontri che avvenivano non solo tra poche persone ma anche tra intere squadre di cittadini armati di bastoni, fruste se non di fucili, pistole e pronti a sfidare la squadra avversaria. La tensione si era propagata ovunque ed ormai durava da tempo, non c’era persona che non si sentisse coinvolta. Persino i più giovani cercavano lo scontro con i coetanei dell’altro paese, li respingevano nel caso fossero fidanzati con ragazze del proprio paese. Tra ragazzi innamorati sarebbe avvenuto il tragico episodio di uno sparo risultato mortale. Sarebbe finita così quella che ormai sembrava essere diventata una guerra senza limiti di tempo e di luogo. Sarebbero state fatte delle inchieste, ci sarebbero state delle condanne ma tutto questo rappresenta per il Contini lo sfondo sul quale egli muove i suoi personaggi, uomini e donne, vecchi e giovani, tramite il quale fa vedere come si viveva a soli settant’anni di distanza nella Puglia del secondo dopoguerra. Un’occasione sembra essere diventata la vicenda dello scontro tra i due paesi perché lo scrittore ne ricavasse la rappresentazione di ogni particolare relativo alla vita di allora. Niente viene trascurato, per intero viene riportata alla luce un’umanità che sembrava perduta, per intero viene recuperata una vita che sembrava finita. Questi emergono come i veri interessi dello scrittore. Lo spirito del tempo ha voluto egli cogliere ed in esso ha fatto trovare la spiegazione quanto successo, in esso ha collocato la storia dell’amore tra i due ragazzi dei due paesi, Giulio e Agnese, e ne ha fatto la vicenda principale dell’opera a riprova ulteriore che altro si proponeva di raggiungere oltre la semplice ricostruzione dei fatti.
Antonio Stanca