di Antonio Stanca –

Lo scorso Gennaio, per conto di Mondadori Libri su Licenza Piemme, c’è stata un’edizione speciale de La sposa normanna, il primo romanzo di Carla Maria Russo. L’aveva pubblicato nel 2005 per iniziare quella serie di romanzi storici che sarebbe durata fino ai giorni nostri. Avrebbe scritto anche altri romanzi e libri per ragazzi ma il romanzo storico, dove poteva combinare la verità con la fantasia, il documento con l’invenzione, sarebbe rimasto il suo genere preferito. Molte volte è stata premiata e l’anno scorso è uscito un altro romanzo storico, Cuore di donna.

La Russo è nata a Campobasso nel 1950 ma ha studiato e si è laureata in Lettere a Milano, dove vive da molti anni. Ha svolto attività d’insegnante presso il Liceo “Manzoni”, dove aveva studiato. Ha settantatré anni e da quando ne aveva cinquantaquattro ha esordito come scrittrice appunto con La sposa normanna. Fin dall’inizio ha mostrato di preferire il romanzo storico, di voler esprimere le tendenze di studiosa e quelle di scrittrice, l’osservanza delle regole e lo spirito di libertà. Non è facile ottenere tanto, richiede attitudini particolari, bisogna saper essere veri e inventati nello stesso tempo. È una maniera che risale al passato, che è stata sempre ben accolta, che ha avuto sempre successo. Anche La sposa normanna ha avuto un gran numero di lettori, ha vinto il Premio Città di Cuneo e ha fatto conoscere la Russo già all’inizio della sua carriera di scrittrice.

Nell’opera si dice in particolare di vicende avvenute in Italia, nel Regno di Sicilia, durante i lontani anni del XII secolo. Nel 1185 Costanza d’Altavilla, ultima erede di quella casa e di quel regno, era stata costretta ad abbandonare la vita monacale per sposare Enrico, figlio del grande Federico Barbarossa, imperatore svevo. Il loro erede avrebbe dovuto fare dei due regni, di Sicilia e di Germania, un unico grande impero. L’erede, però, tarderà a venire, l’età di Costanza diventerà avanzata e molte trame saranno ordite intorno alle due case reali, alle due sedi del futuro impero. A molte invidie, avversioni, rivalità si troveranno esposte, molti nemici si attireranno dagli stati vicini, compreso lo Stato della Chiesa. Non unite ma separate alcuni le vorrebbero. La vita di Costanza sarà sempre esposta a pericoli, dovrà imparare a difendersi prima da un marito violento, rozzo, privo di scrupoli, poi da quanto tramavano i suoi collaboratori. Ovunque ci saranno spie, traditori, truffatori. Solo qualche vecchio amico le rimarrà fedele ma non riuscirà a proteggerla per sempre tante saranno le trappole che le verranno tese. Eroica diventerà la sua resistenza, oltre ogni previsione andrà la sua volontà, il suo spirito di sacrificio specie quando si tratterà di difendere quel bambino, Federico, che finalmente nascerà. Lo farà fin quando avrà tre anni ma poi le sofferenze, gli stenti la porteranno alla malattia e alla morte. Altre, nuove avversità attendono il piccolo. Si troverà al centro di interessi interni ed esterni ai due stati, si guarderà alla sua presenza, al suo futuro con inquietudine soprattutto da quando, morto il padre Enrico, intorno al bambino si erano scatenate le cupidigie di quanti miravano a quel trono.

Crescerà, invece, Federico pur tra tanti problemi e ordine comincerà a mettere da quando era ancora molto giovane. Il sacrificio di Costanza era stato premiato, era stata lei la vera protagonista dell’opera della Russo, “la sposa normanna”.

È una lettura che fa assistere ad eventi clamorosi, a volte terrificanti, a situazioni inverosimili, magiche, che mostra tempi, luoghi veri ma anche immaginari, che fa attraversare una storia che è pure invenzione, pure romanzo.

Antonio Stanca