di Luciano Pagano

Martedì 15 aprile, alle 21.00, presso i Cantieri Teatrali Koreja a Lecce, si terrà la prima di “H. H., la confessione di un vedovo di razza bianca”, della Compagnia Teatro di Ateneo, per la regia di Aldo Augieri. Il testo è tratto dal romanzo “Lolita” di Vladimir Nabokov.

“Lolita” è uno dei romanzi più conosciuti del Novecento, è qui che si raccontano le vicende del professor Humbert Humbert (‘il vedovo di razza bianca’), grande fonte di ispirazione per molti artisti. Aldo Augieri, con la Compagnia “Teatro di Ateneo”, ha deciso di partire da questo romanzo per dare vita a uno spettacolo intenso, dove la scrittura si fa corpo partecipato, realtà fanciullina che aspetta una voce, gioco del ritmo e abisso della melodia.
“H. H. la confessione di un vedovo di razza bianca” porta in scena il lavoro svolto da Aldo Augieri con gli attori provenienti dai laboratori condotti dalla Compagnia Teatro di Ateneo.
Complice della piece, sarà il dirottamento linguistico del desiderio, lo scandalo del ritmo, a partire da un romanzo erotico, “Lolita”, dove non c’è una sola scena di sesso.
Nella serata la presentazione di Titania: una nuova collana di Edizioni Milella dedicata alla riscrittura scenica e diretta da Aldo Augieri. Il primo volume della collana, che sarà disponibile in anteprima ai Cantieri Teatrali Koreja, si intitola “Le bagatelle di Lady Macbeth. Da Shakespeare a Céline” di Aldo Augieri (traduzione di Antonio Mosca).
Info: 327.3973263

Abbiamo incontrato Aldo Augieri, regista, attore, drammaturgo e co-fondatore di Asfalto Teatro, da due anni direttore artistico della Compagnia “Teatro di Ateneo”. La Compagnia, nata nel 2012, fino a oggi ha realizzato diversi workshop, laboratori e altre attività sul territorio, rivolgendosi agli studenti universitari e a tutti coloro che nell’università hanno voluto intraprendere un percorso teatrale.

“Lolita”, avete lavorato su un testo contemporaneo che, allo stesso tempo è un classico. Il romanzo di Nabokov, cosa che raramente accade, e solo ad autori grandissimi, ha creato un nuovo termine, fatto nascere una categoria, dato vita a un genere, in una parola è stato una grande fonte di ispirazione per molti artisti. Come nasce l’idea di questa scrittura scenica?
Di solito la si sente facilmente quando una scrittura oltre che impaginata è anche vischiosa, scivolosa… dalla pagina fuoriesce, ha voglia di percorrere mondi… questa la chiamo scrittura scenica… una scrittura che aspetta un corpo e una voce… tanti corpi e tante voci… una scrittura che chiede di essere perforata… alimentata con altri sogni altre carezze altre vertigini… a me piacciono i giocherelloni… i pornografici in senso kafkiano… i facoltosi… i raffinati… gli eleganti sporchi e Nabokov è proprio così… mette il dito nella piaga… mozartianamente rende le parole fanciulline e per un attore andare a caccia di parole fanciulline è uno spasso

Portare degli attori dal laboratorio al palco implica il compimento di un percorso lungo, soprattutto quando la stessa scrittura scenica non è affidata al riportare fedelmente un testo già esistente, ma nasce nella riscrittura, ovvero sia nell’ideazione di un’opera che è altra rispetto all’opera di partenza, ma anche rispetto a ogni semplice ‘adattamento’. Quali sono stati gli aspetti più interessanti del lavoro con attori ‘nuovi’ su questo testo? Quali gli spunti, se ce ne sono, che hanno apportato a questo lavoro?
Niente di meglio che lavorare con attori “nuovi”… vuoti… malleabili… pieni di speranza… una speranza da mettere in saccoccia e gettare nel fiume… fare teatro è un miracolo oggi come ieri come domani come dopodomani… è un lusso sproporzionato… è commovente pensare che tra le lacrime e la rozzezza di questi tempi c’è ancora chi pensa a come flettere questa benedetta voce… a come intonare canti-parlati rivolti agli animali alle pietre alle nuvole alle scartoffie alle ossa ai lettini… giocare a bocce senza braccia e in questa complicata vicenda come dice Céline ridere confondere in musica ogni capitolazione e poi sopra ogni cosa far ridere… si far ridere far starnazzare far sganasciare dalle risate… ah che bello che beatitudine quando si riesce… amo gli approcci… amo sperimentare amo ripartire da zero sempre… lo zero il punto x come punto di partenza mi affascina e poi andare tra mille scontri mille peripezie cercare il passo di danza che crei montaggio… tra mille incursioni… il teatro viaggia in pochi metri ha solo bisogno di tanta spavalderia funambolica e voglia di avventura… non si tratta di avere autostima niente di peggio dell’autostima ma avere una mappa e venirne fuori… ecco venirne fuori mi sembra una buona meta

Il teatro sembra essere rimasto uno dei pochi luoghi dove la società è oggetto di critica, e non solo di culto. Come traduci il tuo lavoro di regista in termini di pedagogia del teatro?
Con i termini società e pedagogia di solito mi lavo le manine quando non ho il sapone… termini troppo astratti troppo pesanti troppo impegnativi… chi se ne frega… meglio la mosca cieca…  l’incidente il dirottamento linguistico… Nabokov dirotta l’attesa, il suo romanzo Lolita cosiddetto erotico non ha neanche una scena di sesso… che delusione per i critici selvaggi, che delusione per i grandi artisti osceni portatori di scandalo capaci di farlo solo con tematiche sessuali… ma scandalizzare con ritmi… con note e scale e abissi melodici questo si che mi farebbe arrossire…

Avete documentato la nascita di questo spettacolo con alcuni brevi video, comparsi di recente in rete, qual è il rapporto di “Teatro di Ateneo” e del suo direttore artistico, Aldo Augieri, con i nuovi media?
É stata una scoperta… l’uso dei video a teatro non mi ha mai particolarmente interessato ma con questo lavoro si è resa indispensabile questa sperimentazione… scavare nel ricordo… nella mente…  nella parola che si fa immagine che ha una pelle tutta sua… cercare i ponti tra parola e visione… creare trittici pittorici far scorrere ritmo tra i quadri questo l’ho trovato divertente e l’ho fatto… poi ho avuto anche la fortuna di incontrare persone molte preparate che hanno collaborato a tutta la preparazione di questo spettacolo…

Luciano Pagano