Per “una strategia nazionale Lgbt”… anzi no!
di Marcello Buttazzo –
Questo schieramento di centrodestra non si è ancora insediato, e già ha gettato la maschera. Il ministro per la Famiglia e per le Pari opportunità Elena Bonetti del governo Draghi ha varato, in questi ultimi giorni, un piano da attuare in più fasi, da qui al 2025. Il piano è rigorosissimo, è stato “adottato nel rispetto degli impegni europei” ed è “vincolante ai fini dei finanziamenti per progetti specifici”. In sostanza, dovrà essere approntata in futuro “una strategia nazionale Lgbt”. Il piano è legato ad un’idea aurea di rispetto dell’alterità su fatti concreti come i congedi parentali per i genitori dello stesso sesso, assistenza psicologica e lotta agli stereotipi. Come era prevedibile, c’è chi non ha gradito tutto ciò. La prima immancabile voce di dissenso è stata quella della devotissima (peraltro, nata radicale pannelliana e boniniana) Eugenia Roccella di Fratelli d’Italia. Altre voci autorevoli di dissenso sono state quelle di Isabella Rauti sempre di Fratelli d’Italia e della leghista Simona Baldassarre. Eppure, le misure previste dalla ministra Bonetti sono di buon senso e di umana ragionevolezza. Il piano del governo Draghi prevede, tra le altre cose, di contrastare le discriminazioni dei giovani a scuola e anche norme per la protezione delle persone Lgbt in carcere, l’introduzione di corsi di formazione per poliziotti e agenti di pubblica sicurezza. Giorgia Meloni non ha ancora ricevuto l’incarico per formare il nuovo governo dal presidente Mattarella, e la situazione sul versante diritti civili si presenta già molto intricata. Solo i politici pavidi e sprovveduti possono pensare che allagare la sfera dei diritti e delle libertà elementari sia un pericolo.
Marcello Buttazzo
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