Non serve trovare un nome, al PD serve trovare un’ identità.
di Luigi Mangia –
Dalla svolta della Bolognina ad oggi il Pd ha cambiato più volte il nome: PDS, DS, PD. L’ultimo nome scelto voleva imitare in Italia il partito democratico degli Stati Uniti. Dei segretari, il più maturo, il più convinto e quello più preparato è stato Walter Veltroni, il quale dopo la sua sconfitta si è ritirato dalla politica attiva. Ha cambiato le schiere, per fare lo scrittore, l’editorialista, il critico cinematografico. Oggi un suo articolo nel Corriere della Sera chiarisce il modello maggioritario del partito che voleva fare, invitando a continuare senza cambiare nome. Anche Enrico Letta, credo, tornerà in Francia a fare il professore. Enrico Letta non ha perso i voti, il PD infatti, ha mantenuto i voti delle politiche del 2018. La sconfitta di Letta è politica ed anche culturale, perché è mancata una visione politica del Paese capace di superare le differenze e di liberarsi delle ideologie. Ad Enrico Letta è mancato il coraggio di seguire le lotte dei movimenti giovanili per portare la politica a dare risposte alle grandi avvertenze, a partire dalla crisi del clima per finire al lavoro, all’istruzione, alla sanità. Sarebbe bastato sentire la voce e la forza dei giovani per fare la svolta, raccomandata dai grandi intellettuali della ricerca scientifica. Non è bastato essere solo, contro la destra, perché era necessario essere progetto di sinistra, cioè politica capace di rispondere ai bisogni e alle grandi trasformazioni della società, in particolare, al cambiamento e alla crisi del modello della globalizzazione. La rivoluzione digitale ha cambiato: lo studio, il lavoro, le relazioni sociali. È cambiato il modo di come abitare lo spazio e vivere il tempo. Si è resa necessaria una nuova sintassi sociale per organizzare una società libera e liquida nei valori, in cui scompaiono le vecchie classi. Lo studioso, Massimo Recalcati, suggerisce di avere attenzione all’importanza dei nuovi linguaggi. Ha ragione, perché le parole declinano l’identità. La falce e il martello, come la bandiera rossa, sono la storia e la memoria della sinistra, delle lotte per la liberazione e per i diritti sanciti da tutte le Carte Internazionali. La crisi internazionale, in particolare resa più grave dalla crisi dell’invasione dell’Ucraina di Putin, ha messo in evidenza che bisogna cercare un nuovo Illuminismo, in cui l’uomo cessa di essere potere di dominio della e sulla natura e diventare invece membro rispettoso del creato. Il creato è equilibrio, non è spreco, non è abuso di potere, ed è rispetto della e verso la natura. Il patto su cui costruire il futuro è quello di avere lungimiranza e rispetto verso le nuove generazioni, le quali devono avere il diritto di respirare aria pulita e non avvelenata. Il PD deve essere la casa aperta ad accogliere le speranze e le aspettative delle nuove generazioni. Per riuscire deve trovare una sua identità.
L’Italia oggi vive una grande crisi perché le forze intermedie hanno perso il peso politico. I partiti non sono più il laboratorio e la scuola della formazione delle classi dirigenti. Il limite più grave è stato quello della composizione delle liste che sembravano essere state composte da agenzie e non dai partiti.
Luigi Mangia.
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