di Mauro Marino

L’estate 2014 – con le sue volubilità atmosferiche – sarà ricordata come l’estate della Tap per le prebende distribuite dalla Società del gasdotto ad uso e consumo delle Pro Loco che tanto tengono ai santi patroni e al “campanile”, soprattutto a quello, dimenticando di riflettere e di ragionare su come un “campanile” sia parte di un tutto. Di una terra che – nonostante le apparenze e i clamori di feste, festival e festini – non se la passa tanto bene. Una terra ubriaca è senza sguardo. Una terra profondamente ferita specie nella tenuta civica delle sue genti e nel senso di responsabilità territoriale, l’indifferenza è la norma, i salentini non vivono più di “rimorsi”, anzi mordono loro tutto, al presente, voraci, bulimici… consumano tutto ciò che è consumabile… lo mangiano senza neanche digerire…

La “logica degli eventi” vince, andarlo ancora una volta a ripetere annoia anche me. Siamo sconfitti dall’impermanenza, quella domina, completamente assente lo sguardo lungo di strategie capaci di programmare politiche di tutela e di conservazione e valorizzazione del bene comune.

Su questo giornale, nell’agosto del 2013, fu pubblicato un mio intervento, all’indomani dell’accordo siglato da Enrico Letta nella terra del gas dove ufficialmente, il “premier breve”, impegnò il governo italiano nel progetto Trans-Adriatic Pipeline. “L’accordo sulla Tap è centrale non solo per il futuro dell’Italia, ma per tutta l’Unione europea” disse il Presidente del Consiglio italiano a Baku al cospetto del Presidente dell’Azerbaijan, Ilhan Aliyev. Letta in quell’occasione ribadì la propria “soddisfazione” per la scelta del progetto del gasdotto che, attraversando Turchia, Grecia ed Albania, arriverà in Italia, in Puglia, a San Foca, portando in Europa il gas del Mar Caspio. Un’opera che “in prospettiva sposta a Sud il cuore degli hub energetici europei” affermò Letta. Parole che parevano definitive!

Lo scorso 14 luglio, il presidente azero Ilhan Aliyev è venuto in Italia per sostenere a Roma le ragioni della Tap, ha portato con sè 1 milione di euro destinati agli scavi archeologici che riuniranno i Fori imperiali, uno dei progetti di recupero e riqualificazione urbana più importanti di questi ultimi vent’anni almeno. Ne godrà Roma, il Ministero dei Beni Culturali e il “prestigio” dell’Italia intera.

Un anno fa con il mio intervento auspicavo “una nuova intelligenza per il no”: «Vi facciamo passare il gasdotto ma puntiamo ad una valorizzazione complessiva della bellezza e della particolarità territoriale con iniezioni di denaro e di progetti tutti volti alla compatibilità e al risanamento ambientale. Ridiscutiamo delle infrastrutture industriali, dei progetti delle “grandi” strade, dell’abbandono delle zone industriali, del tradimento delle campagne invase dal fotovoltaico. Ridiscutiamo di salute, di cultura e di turismo, ridiscutiamo di molto altro, ce n’è bisogno…».
Un ragionamento basato sulla considerazione di un’emergenza, perché così è da considerare una “grande opera” specie se categorizzata come “strategica” e di “interesse europeo”. Fui duramente attaccato, accusato d’essere al soldo della Tap. Così non è, così non è stato. Al soldo della Trans-Adriatic Pipeline ci sono ad ora Santa Domenica, San Rocco, c’è l’estate salentina delle discoteche e chissà quanti altri si accorgeranno dei “finanziamenti a pioggia” de l’ “Energia a vocazione turistica” di Tap. Qualcuno coraggiosamente dice no: il Vescovo di Lecce, il sindaco Paolo Perrone, pochi altri. C’è da giurarlo: la maggioranza alla fine sarà contenta e felice dei soldini. L’unica sconfitta sarà la terra salentina, le sue pietre, i suoi ulivi ciò che sempre si dimentica di accudire pensando al futuro di questo territorio.

di Mauro Marino