di Mauro Marino

Dove guardano gli occhi di un attore nel vis-à-vis con lo spettatore? La traiettoria ti sfiora e sul fondo degli occhi vedi l’assenza, la fragile coltre di difesa che, in un reciproco straniamento, permette l’andare avanti nell’atto, a chi recita e a chi è lì, spettatore.
Marija ha le mani poggiate sulle ginocchia, lievi, paiono sospese. È seduta, un po’ scostata all’inizio, sussurra un canto, ti è di fronte, tu seduto vicino, la guardi… D’uno sprofondo chiaro, gli occhi. Il viso segnato via via si trasforma: t’accoglie, ti riconosce, poi di colpo ti disconosce, ti manda via.
Quante volte è capitato nella vita…
Ieri ho incontrato Marija nel primo frammento che Alessandra Crocco e Alessandro Mele hanno presentato in una misteriosa stanza di Palazzo Tamborino-Cezzi a Lecce per “Il teatro dei luoghi” di Koreja.
Marija Ignatijevna Šatova è un personaggio de “I demoni” di Dostoevskij che la Compagnia Crocco-Miele porta in scena per un solo spettatore.
Marija è moglie di Ivan, sposata da questi all’estero. Ha avuto una relazione con Nikolaj a seguito della quale è rimasta incinta. Nel racconto Ivan viene ammazzato il giorno dopo che la moglie partorisce il figlio di Nikolaj, il “maledetto”, il più tormentato dei personaggi dostoevskiani.
Non so se questo è importante, se una trama, in questo studio, bisogna cercarla, viene presentato come la “prima tappa di un progetto”. Il frammento ha uno sviluppo di otto minuti: si apre il grande portone e ti lasci dietro le chiacchiere dell’attesa, i rumori di via Paladini che si prepara alla movida. Di colpo sei in un’altra epoca, l’androne ampio, gli archi che segnano lo spazio, le larghe scale che gradino dopo gradino ti accompagnano nel buio. Un Ottocento fatto di stucchi scrostati, di carta da parati strappata, di alte porte di legno che si affacciano sul “quadrato” della balconata e di vuoto. Di vuoto!
La mia visita ha avuto luogo alle venti e trenta, chissà che ha potuto percepire chi qui è venuto alle sedici ora di inizio delle repliche. Chissà negli occhi di Marija cos’ha potuto scorgere a quell’ora… La nota che accompagna lo spettatore invita a “sospendere l’incredulità”. “Entrate…” continua l’invito, e ancora: «Lei desidera vedere con i suoi occhi quella persona?… Andiamoci adesso, finchè è sola».

Sono entrato…, rapito da quel silenzio, ho seguito la guida, sono andato all’incontro con gli occhi di Marija, poi, me li son portati via, rapito dall’inquietudine che in quei pochi minuti è montata… Ecco qual’è la sostanza di un attore: gli occhi, nel volgere dello sguardo c’è la “verità”, tutta la volubilità della verità.

Oggi andrò ad incontrare Liza, con la luce delle diciotto, domani mi toccherà il demone Nikolaj Stavrogin, ancora prima alle diciassette.