di Antonio Bruno Ferro –

Le maestre leggono i libri ai loro alunni, bello vero? Io nel 1965 non avevo ancora compiuto otto anni e facevo la terza elementare quando il Maestro Alberto Tangolo disse a tutti noi che c’erano delle ore di lettura in classe e che avremmo potuto scegliere un libro dall’armadietto dove aveva riposto quelli che aveva portato lui da casa sua e quelli che ci aveva chiesto di portare da casa nostra.
Io scelsi “Le Avventure di Pinocchio” di Carlo Collodi e portai da casa un libro illustratissimo su Erasmo da Rotterdam. A proposito quest’ultimo fu oggetto di continue richieste di mio padre che mi incitava ad andare per farmelo restituire visto che avevo ormai finito le Elementari. Ma io quel libro non sono andato a chiederlo mai, e sono certo che è lì, da qualche parte di quella scuola “Michele Saponaro” di San Cesario di Lecce che fui tra i primi a frequentare; visto che la sua prima apertura assoluta del 1° ottobre 1963 coincise con il mio primo giorno di scuola.
Nel 1965 il maestro aveva fatto un orario settimanale con le materie di studio e, tra queste, c’erano delle ore che ognuno di noi dedicava alla lettura del libro che aveva scelto. Quando arrivava il giorno e l’ora ognuno di noi con il grembiule nero e il fiocco azzurro sotto al colletto bianco, di avvicinava a quell’armadietto e prendeva il libro da dove l’aveva riposto l’ultima volta che l’aveva preso.
Poi ognuno al proprio banco ed è li che l’aula scompariva per lasciare il posto a Geppetto e Pinocchio, al gatto e la volpe e mangiafuoco, sino alla fine del tempo concesso. E in quell’aula c’erano l’Incompreso di Florence Montgomery e Lancillotto con i Cavalieri della Tavola Rotonda, I tre Moschettieri e tanti altri eroi fantastici che popolavano quello spazio con le finestre grandissime che davano all’esterno.
Poi quel Mondo scompariva, per lasciare il posto all’allegra aula con le lettere dell’alfabeto tutte in bella mostra con la fotografia del Presidente della Repubblica Giuseppe Saragat che accanto aveva il crocifisso.
Mentre al governo i fumi dell’incenso e i canti gregoriani tentavano di nascondere invano l’ipocrisia del potere democristiano travestito di spiritualità mai praticata.

Antonio Bruno Ferro