di Marcello Buttazzo –

Su Anna Rita Merico, ”Era un raggio… entrò da Est”, Musicaos ed. 2020

Il Raggio di luce che entra a est è un lampo, un barbaglio d’amore, un pane da condivisione e di significativa spiritualità. Il raggio di luce che viene da Est è il primo raggio dell’aurora sorgiva, punto d’oriente, visione e sostanza. Un raggio di bellezza che ha la forza primaria di sentire bianchi silenzi e attraversare molteplici fori. Il Raggio che entra da Est sa accarezzare Chiese da Bisanzio al Sud Italia, sa squartare infiniti raggi, sa vivificare un’ontologia di vissuti, una costellazione di infiniti pensieri, di interminate parole. “Era un raggio… entrò da Est” è il nuovo scritto di Anna Rita Merico. Un compendio originale che comprende passi in prosa poetica e poesie.

Giunse la sera. L’odore della terra non disossata
avvolse. Il silenzio coprì. Il tempo rise. Nulla fu
riunito, ancora altro era stato nominato.
Un chiarore ammiccò.

Protagonista assoluta è l’umanità che percorre strade, che calpesta sentieri, che evoca, che ricorda, che annuncia. Continui e puntuali sono i rimandi e le rammemorazioni d’età passate che, in bocci, recano i virgulti di future civiltà.

L’Odissea, l’Antico Testamento, la tragedia greca sono carne viva e vibratile con i loro paradigmi di insegnamenti. Nella raccolta si susseguono voci di rabbini che ci indicano, in realtà, le voci di dentro. Ci sono personaggi che indicano parti poetanti: la narratrice, l’eremita, il mercante, il monaci cristiani asceti per elezione, la mistica, il salmista, aedi cantori cultori dell’intonazione consolatrice, patriarchi biblici, donne che hanno saputo rinvigorire il senso della conoscenza … ognuno indica simboli arcani, significati di remoti riti. La filosofia dell’età medievale indica il passaggio dal mondo classico a quello cristiano.

Odorarono la terra straniera bagnandosi di mille
eccessi, rividero in sogno la partenza di Gilgamesh e
le gesta di antichi re sopravvissuti ai Diluvi

E ancora, nello scritto di Anna Rita Merico, traluce una fragorosa potenza di riverberi, la grammatica attualissima della mitologia greca con i suoi eroi, i memorabili luoghi.

“Era un raggio… entrò da Est” è una sollecitazione alla conoscenza e all’approfondimento di età che hanno segnato l’avvento di future generazioni. È uno scritto denso, pensato all’interno di una dimensione viva di ricerca spirituale come dato che attraversa la poesia, la spiritualità ossia una spinta a ricercare le voci di dentro, l’onda dell’anima, del corpo e della mente.

Si respira, nell’opera di Merico, lo spazio del silenzio che, soprattutto in quest’epoca attuale di fastidiosi rumori, è una mansione quasi sacra, da cercare e inseguire. C’è nelle pagine della silloge, una vocazione a rintracciare il Dio di dentro, quel puro raggio che ci fa essere persone meritevoli d’amore. Lucore d’amore e d’attesa, lucore di sentimenti, luce di ricerca, lucentezza spirituale. Il testo poetico è quasi una piazza di saperi, un luogo fisico e cartace di condivisione, di compartecipazione. Ci si incontra con filosofi e scrittori, con eroi, con aedi. Il risultato è quello di apprezzare maggiormente l’eterna e incerta ventura del genere umano.

Alcune pagine presentano un accattivante traslato, un passaggio dalle ere antiche ai tempi moderni. Marta Graham, Christa Wolf, un giovane medico padre della psicoanalisi, Corrado Alvaro… divengono interpreti contemporanei dell’eterna vicenda umana. La cifra portante dell’intero lavoro poetico è l’incisiva cifra lirica che s’avverte fluente anche nelle pagine in prosa poetica.

Tutto è una musica del respiro, una sonorità di passioni che parte da Est e giunge ovunque. Una silloge da leggere e su cui meditare attentamente al fine di auscultare il nostro sé e l’altro da sé per restare sintonizzati con il cuore-progetto dell’umanità.

Xene entrava con lento, invisibile movimento
di danza nelle nascite e nelle morti del pensiero, lì
nel preciso spazio in cui i midolli lasciavano sparire
ogni carne svelando l’ignoto del corpo visibile.