di Antonio Stanca –

La Resistenza taciuta (Le combattenti nella guerra di Liberazione italiana) di Massimo Canuti è il secondo volume della collana “La Storia delle Donne” curata da Barbara Biscotti per il Corriere della Sera.

Canuti è architetto, specialista della comunicazione, esperto di cinema e autore di due romanzi.

Biscotti è titolare delle cattedre di Diritto romano e di Storia del diritto romano presso l’Università di Milano-Bicocca. Storica e saggista, è autrice di molte opere, per il Corriere della Sera ha curato diverse collane.

Questa volta l’intento dei due studiosi è di carattere divulgativo. Vogliono far giungere ad un vasto pubblico la conoscenza di un evento, la partecipazione femminile alla Resistenza Italiana, che è stato eccezionale nella storia d’Italia ma che poco importante è finito col diventare. Canuti, in particolare, s’impegna per la parte storica dell’opera che rende ricca non solo di testimonianze, documenti ma anche di spiegazioni, interpretazioni, commenti. Niente sembra sfuggire di quel gran fermento che fu la Resistenza femminile in Italia e che ebbe inizio a Settembre del 1943, nei giorni dell’Armistizio, quando nemiche diventarono improvvisamente le forze militari tedesche e quelle italiane, una vera e propria guerra si scatenò tra loro e infiniti furono i pericoli ai quali la popolazione con le sue case, le sue città, le sue famiglie, la sua vita si trovò esposta. Privi di ogni difesa si videro gli italiani in ogni parte della nazione ché ovunque c’erano tedeschi che infierivano contro i vecchi alleati compresi i civili. C’era bisogno di difesa, di aiuto e da qui nacque il movimento della Resistenza, dei partigiani che intendevano contrastare i tedeschi tramite azioni clandestine, attentati, imboscate. La loro era una guerriglia, la loro vita era nelle campagne, tra i boschi, era fatta di sacrifici estremi, di rinunce. Si adattavano a qualunque condizione climatica, alimentare, igienica pur di portare avanti il loro ideale, di servire la causa italiana, di collaborare alla liberazione del Paese dalla presenza nazista.

Oltre a questa c’erano in Italia i militari della Repubblica di Salò che combattevano contro i partigiani e i tedeschi, cominciavano ad arrivare contingenti delle forze alleate che combattevano contro i tedeschi e i repubblichini. Difficile era distinguere tra amici e nemici e tra tanti, tra tutti i partigiani perseguivano un solo proposito, quello di liberare l’Italia, di procurarle una nuova condizione politica, civile, sociale, di farle recuperare la sua identità, la sua storia. Erano ideali alti, di alto valore e alla loro altezza, alla loro attrazione non sfuggirono le donne a qualunque condizione sociale appartenessero, fossero operaie o professioniste, casalinghe o impiegate, nubili o maritate, mogli o madri, giovani o adulte, laiche o religiose, vivessero in città o in campagna, lontano o vicino ai posti di combattimento. Di tutto fecero quelle donne: alcune furono staffette e percorsero in bicicletta o a piedi molta e difficile strada per permettere i contatti tra gruppi lontani di partigiani, altre ospitarono nelle loro case feriti, dispersi, ammalati, li sfamarono, li nascosero, li curarono, altre trasportarono armi, altre le impugnarono, altre parteciparono a veri e propri combattimenti. Alcune, molte furono catturate, sottoposte a torture, uccise ma questo non ridusse lo spirito, la forza che le animava, le spingeva contro il nemico. Non era solo quello il nemico che combattevano, era anche lo stato di soggezione nel quale erano sempre vissute, la condizione di esclusione, di subordinazione nella quale erano sempre state tenute. Era un riscatto totale quello che cercavano, si riferiva a tutto quanto avevano sopportato per anni, per secoli. Avrebbero continuato a combattere anche dopo la Liberazione, anche in ambito sociale, politico. Sarebbero entrate nelle file di partiti politici di sinistra, avrebbero occupato cariche governative di rilievo. Ultimamente si sta rispolverando la loro partecipazione alla Resistenza perché la si era quasi messa da parte nonostante avesse richiesto tanti sacrifici, tante vittime. Le donne italiane vogliono far sapere cosa hanno fatto allora e dopo, quali erano i loro programmi, quali sono stati i risultati. Non si può dire che abbiano completato le loro richieste, non si può negare che ancora molto ci sia da fare ma solo tramite la diffusione di libri di questo genere o di altre iniziative si può riuscire ad ottenere di più.

Antonio Stanca