di Marcello Buttazzo –

Matteo Renzi sa che il suo Pd è ancora indietro rispetto al Movimento 5 Stelle, epperò ritiene di poterlo raggiungere e superare. Nonostante sia un patito della Rete e di Twitter, che frequenta fin dalle prime ore della mattinata, il rifomista in camicia bianca predilige la piazza reale a quella virtuale. Invita così uno ad uno i suoi sostenitori più devoti e frementi: “Andate a incontrare la gente. Io lo farò prendendo il tè. Funzionano benissimo i caffè aperitivi, con 10-15 persone, non di più. Andate a smontare una per una le balle che raccontano su di noi”. Un modernista l’ex “rottamatore”, un avanguardista del pensiero, che vuole sostituire audacemente le sedi di partito, le piazze e i teatri, con i bar e le caffetterie. Matteo è prodigo di consigli ai candidati democratici. Li esorta a non scrivere mai sul web parole ridondanti, del tipo “stanchi, ubriachi o peggio”. Lui sì che è un esperto finissimo di espressioni semantiche abusate, come ad esempio la “rinomata” e straripetuta, fino alla noia, “uscire dalla palude”, che ci ha ammannito per anni, declamandola dappertutto.

Marcello Buttazzo