Fase 2, del portar pazienza
di Gianni Ferraris –
E siamo alla fase due. Dopo sei settimane di clausura, prosegue la clausura.
Il presidente Conte in una conferenza stampa ha ufficializzato l’inizio della seconda fase, concedendo in realtà ben poco alle libertà individuali, si prosegue nella sostanza come prima: uscite solo per casi di necessità, autodichiarazione al seguito, con la novità che cambierà il modulo, ed è la dichiarazione numero cinque, paradossale, inoltre vige ancora il divieto di assembramenti. Però si può fare visita a parenti che non si vedono da oltre un mese, con regolamentare mascherina in faccia. Purtroppo Conte ha usato la parola congiunti anziché parenti, questo ha scatenato nei social la domanda di molti semianalfabeti che chiedono “cosa sono i congiunti?”, non conoscono congiunti, figurarsi con i congiuntivi. Ma questa è altra storia.
In tutto questo pandemonio la parte del leone l’ha avuta una sanità ridotta, per precise scelte dei decisori politici negli ultimi vent’anni, regionalizzata, privatizzata, che ha fatto scempio delle eccellenze tagliando posti letto nel pubblico per foraggiare i privati. Non a caso le peggiori ruberie sono state proprio in quel settore ovunque, soprattutto nella Lombardia che senza epidemia vantava curricula eccellenti e con la prima vera emergenza affoga e lascia crepare a migliaia le persone, costruisce un ospedale da 21 milioni di euro per ricoverare 10 (dieci) pazienti. Salvo poi dire, per bocca del suo assessore alla sanità, “meno male che non è servito, vuol dire che non c’era necessità”. Forse è tempo di pensare veramente a commissariare il governo della regione condotto da questi loschi individui.
E sono vietate anche le funzioni religiose, però i vescovi hanno protestato. E qui divento blasfemo, non me ne vogliano i credenti, però non ammassarsi nelle chiese equivale a non farlo nei bar. Perché dobbiamo essere costretti a bere il caffè fatto con la moka, “che intanto è buono ugualmente” ora, non me ne voglia Quarta Caffè, ma al bar il caffè ha un altro sapore, e un altro tipo di socialità, e perché la preghiera in casa e non in chiesa deve avere meno appeal per chi la riceve? Questo è un mistero.
Comunque pare che Conte prenderà in considerazione il permesso di ammassi nelle chiese.
Ora questa forzata clausura ha aspetti di varia natura, riaprono per fortuna i luoghi di lavoro, soprattutto nelle laboriosissime Lombardia, Piemonte, Emilia ecc. Cioè soprattutto nei luoghi dove l’epidemia ha falciato ei 2/3 dei 26.000 caduti. Chissà se non era il caso di regionalizzare aperture. Certo è che a fronte di questa strage le decisioni da prendere sono troppe ed esageratamente delicate. Aspettiamo di leggere il decreto per farci un’idea più completa e complessa.
E aspettiamo per vedere come reagirà il governo alla drammatica situazione economica di moltissimi commercianti, artigiani, disoccupati strozzati da mesi di mancati incassi e di spese fisse che diventano insostenibili. Sarà quello il vero banco di prova dell’uscita da una crisi che potrebbe essere devastante per l’economia, soprattutto quella domestica, degli italiani tutti, da nord a sud.
Al momento dobbiamo farci una ragione anche di cose apparentemente illogiche. Per dirne una, che significa che marito e moglie conviventi nel quotidiano, se escono assieme per fare la spesa debbono stare a un metro di distanza?
Insomma, la situazione è in itinere, rimane lo stress per la clausura imposta, il nervosismo per regole severe, l’annichilimento nel vedere controllori del traffico a volte esageratamente ligi e non elastici per nulla nel comminare sanzioni esagerate, e per fortuna sono una residuale minoranza. Ma rimarranno nella storia alcune immagini: il papa di fronte a una piazza enorme deserta che prega, con i tratti del volto tesi. E Mattarella da solo all’altare della patria il 25 aprile, a commemorare la ritrovata libertà in un giorno di piena forzata reclusione per tutti.
Aspettiamo anche con ansia le decisioni a livello locale, per ogni città, paese, quartiere, su una nuova vita futura, abbiamo imparato ad apprezzare i silenzi e l’aria ripulita da scarichi di auto e traffico, per questo una revisione globale dei comportamenti e della viabilità cittadina non dovrebbe essere differibile ora.
Temo che quando ci sarà il liberi tutti si tornerà allo scempio dell’ambiente e dell’aria come e forse più di prima, per questo occorrono regole ferree subito. Come occorre rivedere il modello da seguire per valorizzare il nostro bene forse più importante, la cultura in ogni suo aspetto: teatri, musei, mostre, biblioteche, cinema, luoghi comuni da rivitalizzare in modo intelligente, ambiente. Questo tristissimo periodo può diventare una rinascita verso un modo di vita migliore, solidale, aperto, attento.
Prima però dobbiamo, è indispensabile, passare da queste forche caudine e rimettere in piedi un’economia martoriata e, non a caso, facilissima preda delle mafie che hanno sempre denaro fresco da investire nell’acquisizione di attività che stanno affogando, nella gestione di hotel, ristoranti, aziende in crisi e farne business. Gli stessi che ridono ora, come ridevano i criminali durante il terremoto a L’Aquila.
Chi deve farlo vigili con attenzione ancora maggiore contro l’usura, le compravendite facili, le gestioni illecite. Noi nel frattempo, restiamo fermi a guardare il mondo là fuori, sena poter raggiungere il mare per una passeggiata, senza arrivare nel centro storico ad ascoltare il volo delle rondini che è maestoso e stupendo. Un buon libro, un film in TV e la sera la luna ha la gobba a ponente. Sta arrivando.
Gianni Ferraris
Lunedì, 27 aprile 2020
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