di Marcello Buttazzo – Ci chiediamo: ora che Salvini sarà al governo inciderà in modo determinante con le sue piattaforme popolazionistiche dal fiato corto? Ora che il padano occuperà posti chiave dell’esecutivo sarà indotto necessariamente a più miti propositi? Oppure persevererà con le sue reiterate sparate contro i clandestini e contro i rom? Una cosa è certa (come ha sempre ripetuto Gianni Vattimo): la società civile è generalmente più progredita della classe politica, che la rappresenta. Una cosa è certa: l’Italia che accoglie i disperati delle acque e delle terre non è un Paese razzista e xenofobo. Anzi, è una terra aperta al flusso dei popoli. Vorremmo avere uno sguardo liberale, desidereremmo che la cultura dominante fosse imperniata sempre su un’idea portante, che sapesse mettere al centro l’uomo, qualsiasi uomo.

Da cittadini, da molti anni ormai, ci siamo dovuti scontrare con una visione davvero ristretta, che esaltava il cosiddetto “decoro”, ma metteva ancora più ai margini tanti individui. In questi anni, varie città italiane di centrodestra e di centrosinistra sono state funestate a livello amministrativo dal tarlo invasivo di elette “anime belle”, sicché accattoni e artisti di strada sono stati costretti a non stazionare più nei centri delle nostre pulite e contegnose città. Come se la povertà fosse una iattura totale, l’insania del mondo.
Come se la povertà fosse una invalidante vergogna da nascondere, da cancellare, da eliminare per ordinanza. In questi ultimi anni, in certi luoghi di amministrazione leghista, in particolare, s’ è catalizzata la furia xenofoba: centri abitati riservati solo ad abitanti autoctoni, panchine dei parchi tolte per non far sedere i malvisti migranti. Alcuni passati governi Berlusconi, con l’apporto dirimente della Lega, oltre ad aver inaugurato la politica dei cosiddetti respingimenti in mare, legalizzarono anche l’anticristiano reato di immigrazione clandestina, poi dichiarato incostituzionale dalla Consulta. Ma che cultura umana è mai quella che dà pregnanza e valore all’immigrato (buono “solo” per far camminare la macchina economica) e, al contempo, fa differenze insulse e sostanziali fra umanità “regolare” e umanità cosiddetta “irregolare”. L’umanità è una sola, regolarissima, alla quale in certuni casi andrebbero estesi sacrosanti diritti di cittadinanza. Ora Salvini ha dimesso le felpe e ha indossato giacca e cravatta. Speriamo che consideri la mansione antropologica con moderazione e umanità. Come sostiene Pierre-André Taguieff, filosofo e politico delle idee francese, sulla scia dell’Illuminismo, in nome della civiltà e dell’umanità vera, compiuta, dell’avvenire, in nome della verità scientifica (la biologia delle popolazioni afferma irrefutabilmente che “le razze non esistono”), in nome del bene, della pace e dell’uguaglianza, in nome della preservazione delle diversità, è corretto rispettare tutte le genti, fino in fondo. Dovremmo essere anime sensibili al cospetto della bellezza antropologica di varia provenienza.

Marcello Buttazzo