In dialogo con la poesia di Ibrahima ovvero Lampo Giramondo
di Pamela Serafino –
Ibrahima ovvero Lampo Giramondo
“LaPoesiaè Vita”
L’Officina delle Parole di Pompea Vergaro, 2023
La poesia di Ibrahim offre, ad un lettore attento, diverse angolazioni di lettura, per questo, nell’analisi che segue, ho preso come riferimento i triangoli della copertura di stoffa dell’ombrello con cui giocosamente l’editore ha diviso le sezioni del libro ed ho attribuito a ciascun triangolo un tema che attraversa la scrittura dell’autore.
Il primo tema evidenziato è il sentimento, il poeta lo richiama spesso come una realtà sostanziale, intesa in senso filosofico: l’essenza principale della materia, che nel caso specifico è la sostanza della vita. Un richiamo immediato e genuino come l’amore per il prossimo, per gli amici, per le terra in cui si vive, per la poesia, per il sapere. Non si nasconde dietro costruzioni articolate di pensiero e non si intuisce, ma si intravede subito sulla soglia di questa scrittura, che possiamo definire ‘nuda’. I concetti ed i pensieri arrivano in maniera diretta movimentati da una giocosità sottesa in tutti i testi.
E’ veniamo al secondo tema quello della giocosità. L’autore gioca con le parole facendole sgorgare le une dalle altre con giochi fonici assonantici e consonantici: l’essenza dell’essenziale, o per posposizione le comèdiens dans la comédie o la comédie et le comédiens, o per ripetizione lu cristianu è lu umani in Salento, lu musulmano e lu umanu in Salento o per elencazione nominativa, Squinzano, Carmiano, Arnesano, Taurisano. Le parole si arricchiscono così di un valore polifonico che non sarebbe percepibile se si facesse riferimento alla semplicità delle singole parole, ‘nude’ appunto quasi buttate lì per caso. Una polifonia che si ritrova anche nella scelta dell’uso di diverse lingue, che imprimono sfumature diverse ai testi e richiamano la poliedrica identità dell’autore giramondo.
Giungiamo così al terzo tema quello del viaggio. Il viaggio si richiama nell’elencazione dei nomi che paiono attraversati in un soffio eppure sono percorsi della vita dell’autore, che ha vissuto esperienze e raccolto testimonianze con la curiosità di chi ama conoscere e si affacciano, come dicevamo prima, nell’uso di diverse espressioni linguistiche. Queste esperienze si trasformano in identità; mi piace soffermare l’attenzione sulla parola senegalentino: una nuova fondazione identitaria in cui la seconda identità salentina non sopprime la prima, mentre la prima accoglie la seconda. Forse, quello tra le due identità, è un legame tra il sentire e il conoscere che tante volte ricorrono in questa scrittura.
Arriviamo al quarto tema quello della poesia. Che cos’è la poesia per lampo giramondo la strada da percorrere per raggiungere uno stato dell’esistenza immaginifico e allo stesso tempo reale che è il dono maggiore che si possa ricevere dalla vita.
Dal punto di vista stilistico è importante soffermarsi invece sul richiamo all’oralità che è una matrice comune alla poesia senegalese a cui l’autore fa espressamente riferimento citando il famoso poeta senegalese Léopold Sedar Senghor. Da molte generazioni l’oralità in Senegal è stato il solo mezzo di trasmissione culturale, un po’ come avveniva nella nostra cultura con i cantori prima dell’avvento della scrittura. In Africa i cantori hanno tramandato alle nuove generazioni racconti e poemi pieni di magia. Tutt’ora i cantori sono invitati ai grandi eventi familiari e comunicano con il pubblico che li circonda, danzano, recitano, talvolta accompagnati da uno strumento musicale. L’oralità ha donato una dimensione esotica e innovativa alla letteratura francofona, è stata uno strumento utile ad aprire nuovi orizzonti alla lingua.
Concludo il mio intervento con l’analisi dell’ultima poesia della raccolta L’aspirante Sufi, il nostro autore è uno studioso che attribuisce al sapere un grande valore e quindi si accosta a tanti aspetti della conoscenza, quello del sufismo è uno di questi. Il sufismo è una corrente mistica della religione islamica, celebre per la sua associazione con la danza sufi, rituale praticato in molte confraternite e famoso in Occidente grazie agli spettacoli dei “dervisci roteanti” e agli scritti del poeta e mistico Din Rumi. Questa poesia richiama appunto nei suoi versi il titolo di un’opera di Din Rumi: L’essenza del reale e anche il corpo di conoscenze tipico del sufismo profondo e articolato che i maestri Sufi amano trasmettere attraverso un “insegnamento sparso”, in un’espansione che procede senza un apparente filo logico, di storia in storia, di immagine in immagine. E così la poesia di Ibrahim ci trasporta di immagine in immagine nel recupero della sua cultura.
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