di Marcello Buttazzo – Esiste la poesia dell’incanto, dello splendore? Esiste la poesia del fascino, del sogno? Leggere pianamente “Luogo del sigillo”, la nuova opera di Alfonso Guida, pubblicata da Fallone Editore, vuol dire addentrarsi con la mente aguzza e con lo sguardo pertinace sui sentieri ammaliatori della bellezza. Versi puri, purissimi, d’una originalità commovente. Versi d’un grandissimo poeta. “Luogo del sigillo” è una vera e propria discesa negli inferi, una descrizione del passaggio in reclusione. È la vivida storia d’una risalita. Solo un meraviglioso poeta poteva ritrarre una umanità varia, anche tragica, nell’ospedale psichiatrico, con un procedere e un incedere eleganti, epici. Guida segue una struttura solida e ricorre a un linguaggio eccelso. Devo dire che scorrere i versi dell’Autore mi ha emozionato intimamente. Torremozza mi è diventata familiare. Le sommesse richieste dei malati, l’odore di feci nella notte, il sonno stanco e pieno di fantasmi. Alcune poesie sono silenziose preghiere alla notte, alla luna, al giorno, nell’intricato e frastagliato giardino dell’anima. La demente, che sale sulla sedia e mangia le ortiche. I lavacri a Torremozza, che sanno di zolfo e di lascivia. Le urla a notte, che squarciano il tempo, le ho sentite da qui. La nostalgia fatua dell’aria. Grazie a questi versi potenti mi sono immaginato il padiglione bianco, ancora così umanamente pulito, laddove l’Autore andava a rannicchiarsi per scrivere, per non dover contemplare la notte. E quante volte davvero siamo stati costretti a traversare una notte lunghissima, incomprensibile, scura, impietosa, prima di scorgere i salvifici raggi d’aurora del giorno compagno? Grazie a “Luogo del sigillo”, ho visto passare accanto a me Sergio, a Torremozza, con il suo cruccio per il pigiama rotto, Michele con il suo desiderio di emigrare, Francolino, il caro Francolino, la demente religiosa, Rocchino con la sua chitarra, che sognava di suonarla in refettorio, la Regina di Saba che s’impiccò in bagno, Pietro che guardava le nuvole, la bambina di venti anni, Bentivolpe, la trentottenne sdentata, che giungeva da Vercelli, la dolcissima bulgara Petra, la sua vestaglia verde e acqua. Abbiamo vissuto l’acre giardino, con rametti ocra, viola, gialli, e le passeggiate lungo i marciapiedi.

Ci possiamo chiedere: si può stabilire una sorta di equazione tra talento e dolore? Non so, sinceramente. Posso solo dire che, chi ha traversato consapevolmente momenti e stati di travaglio, sa rapportarsi istintivamente con un fecondo universo conoscitivo, con l’altro da sé. Alfonso Guida con la sua opera invita tutti al viaggio, ci invoglia a scendere nei giardini dell’ospedale psichiatrico a bere un po’ d’umanità. L’Autore è tutto integro, con un continuum esistenziale rappresenta un mondo che è nostro. I pazienti psicotici, che prendono Serenase e qualcosa di più pesante, emergono chiaramente. Ma ciò che spicca, risuona, come il canto dei centomila violini, è la voce poetica diretta di Alfonso.

Michelangelo Zizzi ha scritto che “Alfonso Guida di San Mauro Forte, secondo noi, è il miglior poeta italiano under 50. Secondo noi, “Luogo del sigillo” è la sua miglior opera, un’opera di reclusione, di dolore, di spavento, di straniamento. Un’opera di solitudine, di ricerca divina, veritativa”. I suoi versi sono gemme cristalline, calie di vissuti, un percorso, un attraversamento. Alda Merini scisse, nel 1983, sull’esperienza manicomiale degli anni antecedenti, “La Terra Santa”. Ho letto, in passato, con favore, la poetessa dei Navigli. Penso che, prossimamente, un mio poeta di riferimento sarà Alfonso Guida, che, nel suo poema, utilizza un linguaggio ricercato, di scavo profondo, di lavoro sul verso. I modelli di Guida sono Celan e Rosselli. Ma lui non assomiglia ad alcuno. È solo se stesso, con la sua unica storia e il suo approdare ad una poetica del sublime. Alfonso Guida è davvero un genio, posseduto da un’ispirazione divina. “Luogo del sigillo” è un capolavoro, uno scritto irrinunciabile per gli appassionati di poesia e cultura. Guida è uscito fuori dall’inferno, è fra noi, a donarci i suoi versi stupendi. Lui è davvero integro. “Luogo del sigillo” ci fa apparire delicato e pugnace il nostro Autore. Non avvertiamo nel poema un’esaltazione e un elogio della follia, ma solo un inedito cammino, una impareggiabile scrittura di vissuti umani, che ci avvincono e ci esortano alla lettura.

 

Domenica 9 Luglio 2017  Luogo del sigillo (Fallone Editore, Giugno 2017) sarà presentato a Lecce, alle ore 19.30 al Fondo Verri, in via Santa Maria del Paradiso n.8.

La presentazione sarà condotta da Carla Saracino.