Migrazioni, la barbarie del non fare
di Marcello Buttazzo –
Si susseguono nel mare nostro i naufragi di poveri disperati. Al largo di Lampedusa, in questi giorni, quattro dispersi, fra cui due fratellini: un neonato di 3 mesi e uno di 6 anni. Dinanzi a queste sciagure, non sentiamo voci laiche, che sappiano gridare tutta la rabbia. Nemmeno nel centrosinistra istituzionale. La politica sulle grandi questioni talvolta è scialba e inconsistente. C’è voluto un religioso, padre Camillo Ripamonti, presidente del Centro Astalli, servizio dei Gesuiti per i rifugiati in Italia, per denunciare in modo vibrante la triste situazione: “Continuare a rimanere fermi e indifferenti davanti all’abominio delle morti nel Mediterraneo non può essere strategia politica, perché è barbarie”. La politica europea, italiana e degli altri Stati deve essere attiva, propositiva, e guardare con occhi di umanità a questa ecatombe. Le migrazioni sono, da sempre, esistite. Sono continue e inarrestabili. Pensare di fermarle con inverosimili blocchi navali o impedendo alle navi Ong di sbarcare, è un’ingenuità, una scelta politica suicida, una miseria. Come ha sostenuto padre Ripamonti, “Le migrazioni non possono essere fermate, ma devono essere governate”.
Marcello Buttazzo
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