di Marcello Buttazzo – In Italia, ormai siamo in campagna elettorale. Sulle tematiche popolazionistiche, il centrodestra si sta scatenando in “salvifiche” ricette di chiusura. Soprattutto il Carroccio dell’indomito Salvini sta innalzando barriere e steccati, prospettando surrettiziamente il “pericolo” e la “minaccia” migrante. Ma si tratta, ovviamente, di pessima e stridente propaganda, di fiacca e bassa lega. Per fortuna, oltre alla vulgata populistica e scadente, di là del pensare di pancia, la razionalità vuole che gli immigrati siano e restino, per l’innanzi, una risorsa umana. Laura Boldrini opportunamente sostiene: “I migranti non ambiscono a vivere di assistenzialismo, come a qualcuno piace affermare, ma vogliono rifarsi una vita, lavorare e condurre un’esistenza normale. Proprio come hanno fatto in passato tanti italiani durante il regime fascista, costretti a fuggire in altri paesi per sottrarsi alle persecuzioni”. Nei deserti d’Africa, numerosi profughi e migranti finiscono addirittura nelle mani avide dei mercanti, dei trafficanti di esseri umani. Duole sapere che, per le contrade del mondo, s’aggiri un’umanità sopraffatta, umiliata, ferita, alla deriva. Le migrazioni avvengono senza interruzione. Anche sulle nostre coste approdano disperati, sradicati dai tristi eventi dalle terre natie. L’Europa ha la responsabilità politica e morale di disciplinare i flussi con saggezza, con umanità, con lungimiranza, senza cedere alle stonate e sguaiate sirene razzistiche delle Le Pen, dei Salvini, ed epigoni vari. Rattrista constatare che, fino ad oggi, varie istituzioni internazionali non siano riuscite a trovare soluzioni condivise. In quest’era tormentata di odi etnici, di cruenti e ferini conflitti, che regolarmente insorgono per motivi religiosi, a causa della diseguale distribuzione delle ricchezze, delle devastazioni ambientali e della depredazione delle risorse naturali, gli individui sono destinati a spostarsi continuamente per il pianeta. Di fronte a complessi scenari, i governi democratici dovrebbero accostarsi morbidamente alle questioni popolazionistiche. L’Unione europea non può non dare rifugio e ristoro a chi chiede legittimamente accoglienza. Perché l’Europa delle banche, sensibilissima a diverse istanze economiche, naufraga fragorosamente al cospetto dell’inevitabile movimento dei popoli? Perché l’Europa dell’alta finanza non riesce a strutturare un’adeguata politica dell’immigrazione? Occorre davvero, più che mai, una cultura nuova, un inedito, aperto e liberale approccio alla questione. La politica ha un ruolo sostanziale. Essa è il luogo supremo della mediazione, della critica costruttiva, della sintesi, dell’intervento, della decisione. Dispiace che, soprattutto in momenti particolari, come questo preelettorale, c’è chi pensa di vellicare facilmente la pancia degli elettori, con la speranza d’ottenere un certo tornaconto. Matteo Salvini, sui migranti, è un disco rotto, ogni volta che proferisce parola. Purtuttavia, non possiamo cedere a derive pericolose. Non possiamo credere alla deteriore vulgata leghista, che scorge nel “clandestino” il capro espiatorio, il nemico d’abbattere, da rimandare comunque indietro e ricacciare nella bocca del leone. L’ex ministro leghista dell’Interno Maroni, negli anni passati, è stato il principale protagonista e artefice di misure irrazionali e improduttive: dal pacchetto sicurezza, all’anticristiano reato di clandestinità; dalla strutturazione dei fatiscenti Centri di identificazione ed espulsione, fino all’assurda politica dei respingimenti in mare. L’Italia è un Paese civile, non può abbandonare i migranti al loro destino di morte. È un fatto di solidarietà, di responsabilità, di comprensione. Ma c’è anche un’istanza politica più ampia, di cui tener conto. Il prossimo governo dovrebbe saper coinvolgere doverosamente l’Europa, fino ad ora latitante sulle grandi questioni dell’immigrazione. Auguriamoci che il prossimo governo italiano sappia pianificare una propositiva e operante politica estera, capace di siglare trattati democratici, umani, trasparenti e praticabili con tutti gli Stati.

Marcello Buttazzo