di Francesco Pasca –

Ma, nell’ovvero, s’è legge di Fatto, cioè di Stato …

Inizio col dire di quel ch’è il vecchio e del perché non doveva esserci un di Fatto sì nuovo e con una siffatta legge dettata o in aggiunta o a prosieguo in quel ch’è il vecchio. Dirò più semplicemente che non concilia il nuovo con il vecchio, che non è né il diverso, né il buono.

Proseguo ovviamente per mia usuale stravaganza semantica con un cronologico e prendo il Vecchio, il Nuovo e il Fatto e li trascino tutti, insieme sino ai nostri giorni.
All’inizio non v’era lo Stato, almeno come inteso da tutti noi, ma v’era solo un Capo, c’era anche l’uomo e la donna e vi fu un “contratto” violato e se ne instaurò anche nell’allora uno nuovo, fu detto [ma-tri-mò-nio], l’utile per crescere e moltiplicarsi nel canonico.
In Genesi 4,17 dopo Adamo ed Eva si è con Caino che conobbe una donna. Divenne sua moglie ma non si conobbe né nome né discendenza. Di lei sappiamo che concepì e partorì Enok, dunque, è riscontrabile l’esistenza di un [ma-tri-mò-nio], di fatto detto e poi divenuto canonico.
Poi Caino un bel giorno costruì una città, a cui diede nome Enok, dal nome di suo figlio e,ancora da lì, vi furono a seguire nascite di tanti uomini e tante donne e poi ancora, per mutazione di legge, fu il tutto dettato da un non sistema condiviso e vi furono anche città come Sodoma e Gomorra.
Ancora da lì, da quei luoghi, vi fu un inizio e si racconta della moglie del figlio di Abramo, di Lot.
Stranamente, anche della moglie di Lot non si conobbe il nome né la discendenza ma, in alternativa, ne conosciamo la sua storia, la trasformazione in sale che, per ragioni allegoriche e simboliche è utile l’indagare.

Nella Bibbia, dunque, per i credentiè riscontrabile, per ragioni da approfondire, la non indispensabile conoscenza di discendenze delle mogli in un inizio (Caino e Lot), tra prima e seconda esistenza, di matrimonio come solo Unione legittima tra un uomo e una donna. Come dire l’uguale di un matrimonio tra prima e seconda repubblica dove la donna prende il nome del marito.
Da qui, dire di quel ch’è vecchio e che resta nel vecchio e del perché non può starci col nuovo. Proprio così, i guai interpretativi e l’iter della nuova legge sono nati e persistono proprio dall’esserci, come umanità, definiti in una contrapposizione fra cattolici e laici, e paradossalmente da laici essere costretti a seguire i riti canonici dettati dai cattolici. Per me è più semplice dire che, il contrario di cattolico non è laico mentre il contrario di cattolico è semplicemente non essere cattolico e che, in una voluta contrapposizione o si è da una parte o dall’altra e che sia il ben definito. Le confusioni, quest’ultime, hanno portato sinora a non conclusioni. Quindi, un non cattolico è, semplicemente, uno che non si trova nello stato d’essere religioso. Laico diviene l’unicamente di un dovere politico che rifugge la mera distinzione del fare per essere e riconoscersi in uno Stato. Essere per mezzo/intero, credersi immersi in un contratto stipulato tra Stato e Chiesa è l’equivoco dell’intero.

Per dirla come don Giussani è non vedere la differenza tra “laico” e “cristiano” se non nello stato di vita in cui crede di appartenere. Don Giussani mi perdoni per questa mia birichinata interpretativa.
Già dai termini “Unione & Civile” appare evidente la forzatura che vi è e del perché c’è l’urgenza, il bisogno di due parti in una unione per arrivare ad un risultato, quindi niente è stato o può essere di “Fatto”, ma solo ed unicamente “Unito”.
Parrebbe risibile la differenza ma è profondamente sostanziale in quanto dicotomia tra l’esistente e l’essere poi sacro o profano, tra l’essere cristiano o non cristiano, come dire: tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare e che occorre attraversarlo questo mare e soprattutto giungere dall’una all’altra sponda senza unirle per via di un impossibile.
Ora, nelle accezioni del verbo “contrarre”, contrarre matrimonio, non v’è il classico significato del verbo contrarre voluto con restringere, rattrappire, raggrinzire, dunque, lo sforzo di tanto è di far solo ben coniugare quel ch’è canonico con quel ch’è da contrarre in un reciproco ma differenziato volere e valore.
Da qui la serie di vincoli poi sottoscritti con il vecchio matrimonio detto canonico.
Con la nuova legge, ciliegina sulla torta e che fa differenza, in solo colore ch’è il rosso fra variegate tonalità di giallo, verde, azzurro, cioè essere arcobaleno e leggersi con: “da corrispondere fra una fedeltà, infedeltà reciprocae in un non corrispondere ch’è il contrarre”.
Orbene, se manca la fedeltà o se non più necessaria ecco assumere nuovo aspetto e diventare di Fatto un ahimè di parole: “Unioni civili”.

Il conflitto è proprio nel termine voluto di fedeltà e mi chiedo se da non cristiano posso contrarre l’Unione civile ed essere anche bigamo di fatto. Suvvia, pensiamoci un q.b., da oggi abbiamo Tre leggi, due delle quali unite in un concordato e una terza che per definirsi “civile” deve essere anche fedifraga e sessualmente, parrebbe, anche bigama. Vi pare possibile per un contrarre?
Soluzione? Aboliamo i “concordato” in tutte le sue vesti e attuiamo leggi che ci separino realmente e che non confliggano con la cristianità e, se devono essere dello Stato, siano unicamente dello Stato.
Ma dei cattolici dalle convergenze parallele che ne facciamo? Noi laici, noi non cristiani, se preferite non cattolici, lasciamo loro il decidere s’è Libera Chiesa in Libero Stato e viceversa o se debba essere Canonico o anche Contratto e, a sua volta, se essere conforme al canone o dettato dal sistema di turno.
Dimenticavo.
Forse, il perché o il motivo di un riscontro di nome, delle mogli di Caino e Lot, s’è voluto sanarlo con: “liberi di prendere il cognome dell’uno o dell’altro”, magari senza volgersi indietro rischiando di rimanere di sale?