di Marcello Buttazzo

In Italia, si discute animatamente di diritti civili. Fra gli schieramenti, le contrapposizioni sono spesso marcate. Finalmente, il governo Renzi, pur tra notevoli contraddizioni interne, ha deciso di procedere sulla via che porta al riconoscimento dei diritti. In realtà, in seno alla maggioranza, è soprattutto il Pd a premere per sanare una anomalia e per ampliare la sfera delle possibilità; invece, il Ncd e l’Udc, ancorati tenacemente ai valori cosiddetti “non negoziabili”, conducono un ostruzionismo esasperato e serrato e sperano che il ddl Cirinnà, in Parlamento, venga sostanzialmente emendato e modificato o possa addirittura saltare. Binetti, Sacconi, Roccella, ed altri “devotissimi” politici, che danno “man forte” all’ex “rottamatore”, non perdono occasione per manifestare la loro sudditanza e il loro ossequio alle alte gerarchie ecclesiastiche dei Bagnasco, dei Ruini, dei Galantino, depositari d’una cultura morale rigorosissima e intransigente. Ciononostante, da più parti, c’è la consapevolezza fondata che finalmente anche da noi si possa giungere alla legalizzazione delle coppie di fatto omosessuali. Del resto, l’Europa da tempo ci sollecita a sanare un vulnus democratico, ad ampliare il ventaglio di possibilità. I partiti di centrosinistra e di centrodestra sono spaccati e frammentati su svariate posizioni. E, parimenti, l’opinione pubblica non la pensa uniformemente su una questione, che mette in gioco convinzioni più o meno radicate sul concetto di famiglia. Sabato 23 gennaio, le piazze delle città si sono colorate d’un variegato popolo arcobaleno, che ha chiesto l’allargamento della sfera dei diritti. Tantissimi cittadini, di diverso orientamento sessuale, hanno espresso con la partecipazione e con la condivisione, alcune visioni pragmatiche, paradigmatiche, civili, di straordinaria portata: l’amore fra individui va rispettato, tutelato, giuridicamente garantito dallo Stato laico e liberale; non esiste, in Natura, un’unica famiglia tradizionale, ma le famiglie declinate al plurale.

Sabato 30 gennaio, a Roma, il Family Day ha rivendicato l’assolutezza del matrimonio canonico, opponendosi strenuamente, con pertinacia, al ddl Cirinnà. Il Family Day del Circo Massimo, fra canti, preghiere, palloncini, simboli religiosi ostentati come clave, ha mostrato un volto vecchio, antitetico alla realtà effettiva, ormai sorpassata dal flusso corrente delle cose. In specie i soliti politici strumentalclericali, da Gasparri a Giovanardi, hanno dato sfoggio della loro concezione fiacca, chiusa, fondamentalista, opportunistica. Ma, fra i poli estremi, si muovono anche gruppi di cattolici più aperti nello spirito, più illuminati. Se l’eterno scontro fra cattolici più moderati e i laici, su questo versante dell’agenda etica, rientra nei meati d’un normale bipolarismo dialettico, c’è anche da dire che in numerosissime città del Belpaese, da oltre due anni, vengono sventagliate iniziative d’uno schieramento integralista silenzioso, ma assordante, che pretende addirittura di “scrivere la storia”. Sono le cosiddette Sentinelle in piedi, che stazionano con libri generalmente sacri in mano davanti alle Chiese e ai monumenti, e non intendono concedere minimamente nulla alle coppie omosessuali. Il manifesto “politico” delle Sentinelle in piedi è d’abnorme portata: “Non siamo disposti a rinunciare al bene comune, che inizia innanzitutto con il bene vero di ciascuno di noi”. Ma legittimare unioni civili gay, non è una modalità giuridica di riconoscimento di diritti a chi ancora non ne ha, rinsaldando così veramente il bene comune, che appartiene a tutta la cittadinanza di qualsivoglia orientamento sessuale? Le Sentinelle in piedi, evidentemente, confondono il bene comune con la cosiddetta discutibile “legge naturale”, che è di confessionale mansione. Anzi, possiamo serenamente dire che la “legge naturale”, secondo la quale l’unica forma di famiglia possibile è quella fra un uomo e una donna con lo scopo di procreare, sia falsa, di clericale invenzione.

Marcello Buttazzo