Esiste solo l’uomo, con la sua precarietà…
di Marcello Buttazzo
Un’umanità ferita, dolente, in fuga, preme e chiede ospitalità. Un’umanità alla deriva, che cerca freneticamente il suo approdo di quiete, un porto di barche ammarrate e serene. La politica dell’Ue, fino a qualche tempo fa completamente latitante, è adesso ancora troppo timida. Non si riesce ad intervenire con piattaforme adeguate e mirate, non si riesce a persuadere tutti i singoli Stati a votarsi alla cultura del’accoglienza. In una civiltà multietnica e multiculturizzata, è fondamentale stabilire come acquisito il concetto che la libera circolazione degli esseri umani debba essere considerata una stretta acquisizione di fatto. L’Europa, che si basa su principi e valori condivisi di significativo e alto lignaggio, dovrebbe anche essere chiara, ferma su un punto base: è fittizia, fuori luogo, la distinzione fra profughi e cosiddetti migranti economici (i primi da ricevere sulle nostre terre; i secondi da rispedire indietro nella bocca del leone). Nessuna falsa differenziazione è ammissibile, è lecita. Esiste solo l’uomo, con la sua precarietà, che ha bisogno d’aiuto. In Europa, le migrazioni dei disperati del mare e della terra stanno assumendo una connotazione emergenziale. L’Ungheria addirittura innalza muri di ferro spinato. C’è chi, fra i politici, persevera nella sua povera propaganda xenofoba e razzistica, paventando con piglio smaccatamente demagogico e strumentale la possibile “invasione dei barbari”. Ma il flusso del popolo migrante può essere solo disciplinato, governato, mai frenato e frustrato tout court con politiche chiuse dal fiacco impatto antropologico, dal fiato corto. Chi fugge dai conflitti, dalle persecuzioni etniche e religiose, dalla furia terroristica, dalla disperazione, dalla fame, non può essere rifiutato dalla ricca e opulenta società occidentale. L’Europa delle banche, purtroppo, finora si è palesemente dimostrata inadeguata ad affrontare sagge, razionali piattaforme immigratorie. Qualcosa adesso, per fortuna, si muove: è ovvio che non si possa demandare solo ai vari governi nazionali l’onere gravoso d’una intricata questione. Le istanze economiche sono, senz’altro, fattori strutturali fondamentali, ma le emergenze umanitarie sono primarie, da affrontare con passione e piglio decisivo. C’è un’Europa dei popoli che deve edificare la sua casa, che vuole uscire per strada e guardare la realtà con occhi amorevoli. Le radici del nostro vecchio continente sono anche cristiane e affondano scaturigini in una solida cultura dell’accoglienza, della benevolenza, della misericordia. Un Cristo di sangue, di cuore, di braccia spalancate si prende cura di tutti noi (credenti e diversamente credenti), ci avviluppa, ci fa sentire il fiato caldo, ci carezza con mano leggera. Il governo Renzi sulla questione immigrazione si sta muovendo con discernimento. Non dimentichiamo che usciamo da anni di decisioni antropologiche del centrodestra ampiamente deludenti. I vari governi Berlusconi, sollecitati soprattutto dalla Lega Nord, ebbero l’ardire di promulgare l’incostituzionale legge Bossi- Fini, di istituire l’anticristiano reato di clandestinità, di ampliare i fatiscenti e vergognosi Centri di identificazione ed espulsione, di pianificare l’orripilante politica dei respingimenti in mare, di stringere rapporti significativi con un dittatore come Gheddafi.
Marcello Buttazzo
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