di Marcello Buttazzo –

La cultura rabbiosa e dal fiato corto dovrebbe essere bandita, soprattutto in politica. I rappresentanti delle istituzioni dovrebbero essere molto accorti nel proferire parola, dovrebbe cercare di non scadere mai nel più bieco populismo. Invece, c’è chi non rinuncia mai alla sua propaganda di bassa lega. Matteo Salvini non perde occasione per mostrare il suo ghigno e il suo scarso rispetto per l’avversario. Giorni fa, commentando una triste vicenda di cronaca nera (una donna di 30 anni rapinata e violentata da tre uomini extracomunitari), ha avuto la malaccortezza e l’impudenza, ancora una volta, di tirare in ballo impropriamente la presidente della Camera dei Deputati Laura Boldrini, e ha affermato sconsideratamente: “Tre “risorse” boldriniane da castrare chimicamente”. Così l’incorreggibile leader del Carroccio ha scritto su Facebook, piazza virtuale che purtroppo tutto veicola e amplifica. Vorremmo ricordare a Salvini che soggetti di qualsivoglia gruppo etnico (spesso anche italiani) possono macchiarsi di scempi, di efferatezze e di azioni criminali. Vorremmo anche far presente all’esimio leader padano che la castrazione chimica degli individui è una pratica brutale e nefanda, di triste memoria, che non fa onore a chi la propone. In quest’era di odi, di incomprensioni e di steccati ideologici, perché certi politici non imparano a modulare contegnosamente il linguaggio? Perché non tentano di apprendere l’arte, la saggezza e il buon gusto del saper tacere, qualche volta?

Marcello Buttazzo