di Marcello Buttazzo –

La infausta, illiberale, antiscientifica legge 40 sulla procreazione medicalmente assistita, voluta fortemente nel 2004 dall’allora governo Berlusconi, sollecitato pertinacemente dal trasversale e agguerrito “partito della vita”, è stata in questi ultimi anni a più riprese smontata e smembrata dai pronunciamenti dei tribunali civili e della Corte Costituzionale. Molti divieti, che ammorbavano l’originaria normativa, sono saltati. Oggi essa è, senz’altro, più sostenibile, più praticabile. Purtuttavia, permane un anacronistico divieto. L’attuale legge sulla fecondazione assistita vieta tassativamente la sperimentazione e la manipolazione sugli embrioni. Fosse anche la ricerca su quelli sovrannumerari orfani congelati, destinati ad un lento e irreversibile decadimento e spegnimento fino alla morte in azoto liquido. Il mondo cattolico è molto attivo nella tutela dell’embrione. A livello europeo, l’indomito Movimento per la Vita lancia continuamente proposte e petizioni a difesa di “Uno di noi”, l’embrione umano. Sul fronte laico e liberale, il contraltare è costituito dai radicali dell’Associazione Luca Coscioni, capeggiati dalla brillante avvocatessa Filomena Gallo, da Marco Cappato e da Mina Welby. Ora, entrare nelle discussioni teologiche e filosofiche, è mansione di addetti ai lavori. I bioeticisti di opposte scuole di pensiero s’accapigliano, da anni, su questa avvincente tematica. Da cittadino comune, mi chiedo però: è produttivo, umano utilizzare gli embrioni orfani non più adottabili, non più impiantabili nella mucosa uterina, per la ricerca scientifica, per dare speranza alla biologia e alla medicina rigenerative? Oppure, è più cristiano lasciare morire questi embrioni senza speranza o buttarli nei water e nei lavandini dei laboratori? E’ giusto serrare le porte della ricerca scientifica per ragioni di carattere religioso? E’ legittimo, in un’ottica di etica pubblica, far prevalere una precisa e pregnante concezione ontologica, tanto da condizionare pesantemente gli sviluppi della scienza applicata? A sentire il parere dell’Avvenire, quotidiano della Cei, di Carlo Casini, di Giuliano Ferrara e di altri, da sempre critici nei confronti di illustri scienziati e bioeticisti laici (come il ginecologo Carlo Flamigni e il filosofo Maurizio Mori), convinti assertori della necessità di ricercare sugli embrioni, i Paesi del mondo dovrebbero aprirsi unicamente alla sperimentazione con cellule riprogrammate, cioè adulte e quindi “etiche”. La questione è, ovviamente, di carattere morale, scientifico, di ricaduta pubblica. Da un punto di vista etico, la sacralizzazione dell’embrione umano si fonda su una visione ontologica non legittimata pienamente da tutto il mondo cristiano, tanto che Jacques Maritain, importantissimo e ascoltato filosofo cattolico, definiva la dignità antropologica dell’embrione umano nient’altro che “un falso”. Da un punto di vista scientifico, l’approccio non può che essere multipolare, non si può mai frustare la speranza, non si possono tarpare le ali alla ricerca per motivi di tipo religioso: tutte le porte della conoscenza devono essere lasciate aperte, perché la scienza è soprattutto sorprendente. La medicina rigenerativa, che impiega la manipolazione embrionale, è promettente. Come sostengono illustri scienziati di fama mondiale, le terapie che ne deriveranno “è probabile che potranno fare per le malattie degenerative quello che gli antibiotici hanno fatto per le infezioni”.

Non bisogna dimenticare che lo studio deve, comunque, proseguire incessantemente, perché risultanze pratiche sui meccanismi di funzionamento di base anche delle cellule adulte si possono ricavare da un’indagine attenta e rigorosa sugli embrioni. La questione è anche politica e civile. La politica non si può rifiutare a priori di prevedere qualche forma di finanziamento per questa nuova allettante frontiera, sennò sconfinerebbe nei campi minati e illiberali propri d’uno Stato etico.
Molto meritoriamente, in questi anni, in America, il presidente Obama ha ripudiato le scelte chiuse e limitate del suo predecessore, il “devoto” George W. Bush. La gente non può più restare all’oscuro della nuova conoscenza, che deve essere opportunamente divulgata e resa accessibile a tutti.

Marcello Buttazzo