di Rocco Boccadamo

Apro le presenti brevi note, rinfocolando una mia personale osservazione, che mi è cara e di cui sono pienamente convinto, rivolta, soprattutto, a beneficio dei potenziali lettori che non hanno mai avuto occasione, o maturato la scelta, di mettere piede da queste parti.
L’arcipelago adagiato sulla distesa dell’Adriatico appena a nord est del promontorio del Gargano, altrimenti appellato delle Diomedee, in omaggio all’eroe greco che, secondo la leggenda, dopo la guerra di Troia, sarebbe approdato qui, restandovi sino al compimento dei suoi giorni, si configura, senza alcun dubbio, come un’autentica magia della natura che nulla, proprio nulla, ha da invidiare ai siti del medesimo genere maggiormente famosi e celebrati nell’ambito dell’intero Pianeta.
Insomma, l’Italia e, per immediata prossimità d’appartenenza a livello regionale, la Puglia, annoverano, a buon titolo, un autentico prezioso tesoro, pienamente degno e meritevole di più diffusa fruizione da parte di turisti e visitatori.
Personalmente, sono sbarcato per l’ennesima volta sull’isola di S. Domino, il fazzoletto di terra al primo posto per estensione (a voler essere preciso, dovrei dire atterrato, giacché, per il viaggio, mi sono avvalso della libellula d’acciaio dell’Alidaunia), stamani, di buon’ora, primo ospite ad arrivare, come notato dallo staff dell’animazione, al villaggio del T.C.I.
L’anticipato approccio mi ha permesso di ricevere immediatamente un premio sotto forma d’immagini d’incanto del mare a ridosso del villaggio, la Cala degli inglesi, nella sua assoluta bellezza ed esclusività in solitudine, e dello stesso capanno che mi accoglie sotto i pini.
A seguire, la materiale inaugurazione della piccola vacanza è avvenuta attraverso una passeggiata per le stradine del minuscolo centro abitato, animate nella circostanza, a parte gli sparuti residenti stanziali, da alcune scolaresche in gita premio di fine anno (provenienti da Aversa, Moncalieri e Lucera).
Bella, simpatica, interessante e promettente la scritta figurante in bella mostra sulle t – shirt  di detti gruppi “Bi MedFestival del racconto ambientale alle Tremiti – 2015”, correlata a ricerche ed esposizioni in tema, appunto, d’ambiente, effettuate e svolte dai giovanissimi discenti.
Accanto alle scene con vocii allegri e vivi, cammino facendo, si sono parate altre immagini, mute per natura propria, ma, nella realtà e secondo la percezione dell’osservatore narrastorie, non meno indicative ed espressive.
Citando, ecco un lussureggiante nespolo stracarico di piccoli e gustosi frutti color biondo, che mi ha fatto venire in mente, sia pure con approssimazione, l’albero di noce accennato dal Manzoni nel suo capolavoro per antonomasia, accanto alla figura dell’umile e santo, per fama, cercatore laico cappuccino che, con l’aiuto della grazia di Dio, diede luogo al prodigio, proprio quando la pianta stava per essere sradicata, di un’eccezionale annata di frutti, “noci a bizzeffe” nelle righe del Manzoni.
E poi, una lussureggiante ed esplosiva chioma di buganvillea e, ancora, una pianta della medesima specie – visione mai notata in passato – intrecciata o avviluppata con un esemplare di ficodindia.
Continuando, un giovane ma promettente ciliegio, con i frutti in via di maturazione.
E, da ultimo, una sequenza, se non straordinaria quantomeno rara a scorgersi, consistente nella solida sagoma di un mulo, stazionante e intento a brucare erba in un campo a vigneto, che, nell’avvertire il passaggio del cronista, si è avvicinato placido e curioso alla recinzione del terreno, trattenendosi quasi a voler posare davanti all’obiettivo dello Smart Phone.
Come giornata d’esordio del ritorno alle Tremiti, mi sembra che il “raccolto” possa considerarsi soddisfacente e appagante.