di Paolo Vincenti

“Questa è una canzone sulla cacca,
certo l’argomento può sembrare un po’ volgare,
lo capisco, ma vi suggerisco di dimenticare
qui il lato diciamo gretto, in pratica l’oggetto,
in qualsivoglia aspetto o forma voi lo conosciate
Pensate, invece, a quanto e in quali modi essa controlli
i nodi chiave della vostra vita, quotidianamente…”
[Sogno-b   Daniele Silvestri]

Vecchia storia quella dei cervelli in fuga. Gli scienziati italiani saranno i più bravi ed intelligenti del mondo ma certo sono anche i più piagnoni! Sempre a lamentarsi del fatto di non essere valorizzati abbastanza, a sparare contro il sistema italiano chenon apprezza il talento, non premia il merito. Tutto vero, per carità! Ma quando senti parlare in tv uno come Zingales, ospite abituale nei programmi di La7, dici “menomale che se ne vanno all’estero!”.
“Il fatto quotidiano on line” pubblica una mappa dei cervelli in fuga, la maggior parte dei quali sono ricercatori e accademici. Le trasmissioni televisive, soprattutto i talk show politici, ci imbastiscono delle intere puntate perché l’argomento è serio e tira molto, e il pubblico si può fare un’idea di quanto sia arretrato e farraginoso l’apparato burocratico italiano, di come sia corrotto il mondo accademico fino a marcire nella sua stessa putredine. I cervelli in fuga sono economisti, inventori, fisici, chimici e soprattutto medici.
L’ultimo a piangere miseria dalle pagine del “Corriere della Sera” è il matematico Giuseppe Mignone, che è rimasto qui in Italia: docente all’Università di Parma, lamenta che per le sue ricerche avrà avuto appena 3 mila euro mentre all’estero ne avrebbe avuti almeno 250mila. E via, con una schiera di giovani cervelloni a levare alti lai per la contingenza di dover far fagotto e partire. E basta! Ora, dico io, già i cervelloni scontano il dramma di essere impopolari, dell’antipatia che ogni genio attira a sé per il semplice fatto di esserlo, per non parlare dell’invidia da parte di chi, come me, ha un quoziente intellettivo nella media, se non al di sotto. Se poi hanno anche successo e sono addirittura fotogenici, come il matematico Mignone, allora l’antipatia diviene odio implacabile. Se è vero che studiano tanto, allora dovrebbero studiare per sé stessi un’operazione simpatia: non lo so, magari farci sapere che non sono buoni per nessuno sport, che sono stonati nel canto o che non sanno neppure montare una lampadina in casa; il massimo sarebbe informarci di qualche perversione sessuale, come per esempio che amino accoppiarsi con animali, oppure di qualche delitto, tipo aver dato fuoco alla loro compagna. In questo modo, per il cervellone scatterebbe una solidarietà e una condivisione d’intenti, e tutti si darebbero da fare per lui, protesterebbero a viva voce contro il Governo e l’Università, magari scenderebbero in piazza per chiedere di aumentargli la paga. Qualche dubbio viene, invero, sulla necessità di stanziare più fondi per la ricerca, quando si legge di cose come i trapianti fecali che produrrebbero effetti inaspettati. In pratica, si trapianta la cacca di una persona sana in una malata, per curare i disturbi collegati alla flora batterica. Ma vogliamo farli evacuare bene questi poveri diavoli che soffrono le pene dell’Inferno? Solo che a volte la cosa non funziona e dunque il rimedio è più dannoso del male. Si trapianta la cacca di una donna obesa in un’altra donna e questa diviene anch’ella obesa! Non ci volevo credere, quando l’ho letto, se la fonte non fosse stata del tutto fededegna. Sono gli effetti collaterali della scienza medica, ma la ricerca deve comunque andare avanti e non si può fermare il progresso. Secondo alcuni dati, sono in forte aumento le persone che ricorrono al trapianto fecale. Speriamo che i cervelli in fuga italiani digeriscano ed evacuino bene, così potranno rendere al meglio nel loro lavoro, che è tanto importante per l’umanità.

Paolo Vincenti