Rosaria Di Donato, sentinella del mattino
di Marcello Buttazzo –
prima che sia notte
ancora vorrei qualcosa
qualcosa di mio
qualcosa che irrompa
nel tempo mostrando
un seme nuovo
un germoglio
e non disamore
La poetessa romana Rosaria Di Donato ha pubblicato nell’ottobre 2021 il libro di versi “Preghiera in gennaio” per i Quaderni Macabor (Collana di poesia). Nel libro convergono i testi di un e-book uscito sul blog “Neobar” di Abele Longo nel 2017, arricchito di inediti e di componimenti di carattere prevalentemente religioso, tratti da precedenti raccolte e di altre pubblicazioni. Rosaria Di Donato ha pubblicato quattro raccolte di poesie, alcuni suoi versi sono presenti su diverse antologie. Collabora a riviste di varie cultura e i suoi volumi si sono affermati sia in Italia e all’estero, con giudizi critici, tra l’altro, di Giorgio Barberi Squarotti. La dedica, che appare in apertura (“a Fabrizio De André e Maria Grazia Lenisa, dalla nuda umanità nascono il canto e la sete di Dio”) ci fa intuire il solco entro cui si svolge la sua poetica. Per Di Donato, “il poeta è una sentinella del mattino, un po’ come il profeta biblico; anche se, con flebile voce e con poca autorità, un trovatore ha il compito di cantare il sentimento: la speranza, la fragilità, lo smarrimento… quando tutto questo si fa preghiera”.
Quella di Rosaria Di Donato è una poesia essenzialmente religiosa, ma va molto oltre il dogma. Anche quando evoca le figure bibliche, ciò che erompe intensamente è la parola della poetessa, che non si sofferma solo sulle immagini teologiche, ma fa emergere la bellezza e la nudità d’una prorompente umanità. La parola qui è essenziale, asciutta e, al contempo, elegante. Di Donato non cede mai all’io, ma si apre al noi più compartecipe, come ad una preghiera corale (non solo religiosa, ma anche laica). Le sue poesie s’incentrano sulla luce, sulla bellezza, sul dono, sull’amore. Insomma, quei beni immateriali, non consumistici, che attraggono non solo gli spiriti credenti, ma anche i diversamente credenti e i non credenti. Certo, la poesia di Di Donato è eminentemente religiosa; tuttavia, ritengo che definirla apoditticamente, senza via di scampo, non sia giusto. La sua è poesia delicata. Nella prefazione Marzia Alunni rimarca come i testi dell’autrice non ricerchino esclusivamente la purezza della lingua alta. “A ben guardare, c’è una dimensione corale del credere, una epifania semplice dell’invito alla preghiera, come autentica comunicazione di cui la poesia è testimonianza gradita, meditazione suasiva e pura”. La parola per l’autrice è il medium per giungere a Dio, un Dio che ci salva e ci sprona a compiere decorose imprese.
audace maddalena
sciogliesti i tuoi capelli
a carezzarmi i piedi
mai seta fu più fine
e profumata
mai lacrime più calde
fruscio d’oriente
quasi geisha
soave fu il perdono
che scivolò nel cuore
che ti (nacque) dentro
a ri-trovare il mare di spuma
e sale (sole) di onde a contenere
i giorni a scan-dire il passo
rinnovato del tuo andare
alla sequela ormai
del redentore
ché quelli che si perdono
trovano dio
All’inizio della raccolta, c’è una carezza d’umana pietà ai defunti per la pandemia di Covid. Ci ritroviamo fragili al cospetto della morte, naufraghi e soli nel vortice della malattia. Un afflato sentito s’esprime nelle poesie- preghiere come “Padre Nostro”, laddove alta s’alza una richiesta di giustizia, di confronto, di rispetto per il bene comune. Certi versi sono un lucore d’amore: “ah se dato mi fosse/d’incontrare i santi/ mi aggrapperei/ alle loro mani/ e stringendole forte/lascerei cadere/sulla terra/quella luce/ che sola trapassa/il corpo/”. Gesù è partito per annunciare il regno di Galilea e Lazzaro s’è perso. Maria bambina giocava con l’agnello, che ancora non si teneva sulle zampe. Le suppliche sono rivolte al Signore affinché ci salvi dai malvagi e disperda i violenti. Le figure religiose nei versi di Rosaria Di Donato hanno un sapore terreno, d’umiltà, come Maria, la madre celeste, provvida di Grazia, che non rimane ferma e assisa nella gloria, ma ogni volta discende e va in soccorso dei miseri in pericolo, salvandoli e liberandoli dal male. Gesù, ingiustamente condannato, è asciugato dalla Veronica. Nella raccolta, l’autrice si sofferma sul piccolo, sul minuscolo, su quello splendore di vita che interessa le persone semplici. San Francesco e il suo saio. La nave caduta a cancellare la morte. La visione religiosa della poetessa non è per nulla stereotipata, tanto che lei rivolgendosi al Padre nostro può dire: “radice forte contro il male/ immuni dalla tentazione/liberi di pregare/amen/”. Nella postfazione Lucianna Argentino sostiene: “Le poesie/preghiere che Rosaria Di Donato ci offre sono un piccolo saggio della spiritualità in cui e di cui è vissuto il suo fare poesia. Una spiritualità che pur affondando le sue radici nel cristianesimo è, sinceramente e profondamente cattolica, ossia universale”. I versi della poetessa non hanno una funzione miratamente didascalica. Di Donato non si erge a maestra alfine di risolvere i problemi del mondo, né intende salvare a tutti i costi l’umanità. Lei ci mostra, tramite la parola, la possibilità di amarci, di volerci bene, anche di arrivare a Gesù, con il senso di fratellanza, con la reciproca comprensione, con gli accorati abbracci fra esseri umani.
svegliarsi un giorno
e scoprire che tutto
non è ancora perso
rinnovare speranze
rinverdire pensieri
rimuove dai calzari
la polvere
e di nuovo solcare
le vie che conducono
al cuore al centro
al senso segreto
di tutte le cose
Marcello Buttazzo
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