di Marcello Buttazzo –

Con le tende rosse
e fuori
un’altra stanza identica
e un parco con i lampioni accesi.

Chi ci guarda
dalla stanza accanto?
Morire per scomporci
negli occhi di un passante.

Il giovanissimo Alessio Arena, scrittore e studioso di spettacolo, Visiting Professor presso l’Università Nazionale di Rosario (Argentina), collabora con numerose istituzioni culturali italiane e straniere, ricoprendo anche ruoli di direzione. Alessio Arena è un poeta palermitano, già vincitore, fra le altre cose, del Premio Internazionale “Salvatore Quasimodo”. Se si pensa che Alessio non ha ancora compiuto 26 anni, si comprende a pieno quanto radioso sia il suo presente, quanto luminoso sarà il suo futuro. L’autore, inoltre, conduce “La biblioteca di Babele”, rubrica di cultura italiana trasmessa della Radio Nazionale argentina, dal 2018 collabora con Treccani.it. Ha già pubblicato diverse opere. La sua nuova raccolta di poesie “Dio non sa” (Edizioni Ex Libris – I Quaderni del Bardo Edizioni) è uscita da pochi giorni (nel mese di giugno 2022). Nella silloge, Arena con eleganza stilistica evoca scenari di vita quotidiana con una tensione molto sostenuta. “Una casa piccola piena di gente che dorme attorno” può fornire al poeta l’occasione per scendere a fondo, con l’anima nuda, nella propria interiorità, interrogandosi sulla vita e le sue scaturigini, sull’amore, sul dolore, sul destino, su Dio. Una poesia dal titolo piano e ordinario, può stimolare quesiti intricati e intriganti: “Adesso cosa diremo?/ alla notte?/ Adesso, amore mio, che notte/ dopo di noi?/”.

Alessio Arena ha cominciato a scrivere fin da bambino. Lui scandisce il fluire delle stagioni con la scrittura, che è una sua compagna d’elezione. Sono sintomatiche e paradigmatiche d’una esistenza dedicata all’arte le sue parole: “La passione oggi è ritenuta un sintomo di giovinezza, invece è una prova di vocazione: quella pulsione irrefrenabile, ambiziosa che sprona a fare, agire, amare; a raccogliere per poi disperdere. Chi non ha i mezzi per costruire si adopera per distruggere. Almeno questo Dio lo sa”. La passione è la fiamma che arde in tante persone, devote al fuoco acceso della poesia, che è il sempiterno dono all’umanità. Senza la passione, le nostre vite sarebbe tristi, abuliche, smorte, non avrebbero il vento del respiro, la musica del costato, il lucore dell’aurora negli occhi. Come ritiene Alessio, la passione e lo slancio creativo non sono una prerogativa prettamente giovanile, ma sono vocazioni, un sentire intimamente una voce solenne che ti dice: devi fare, devi onestamente realizzare, devi amare, devi dare. La poesia di Arena di compie senza orpelli e ridondanze: è lineare, diretta, essenziale. Purtuttavia, l’apparente semplicità nel procedere del verso cela una ricchezza assoluta e fiorente di pensiero, di contenuti. Alessio, di certo, nei suoi studi istituzionali di Lettere, nei suoi approfondimenti personali, ha letto compiutamente i poeti nazionali e internazionali, in particolare i grandi autori del Novecento, che è una fucina di splendore ineguagliabile.

Quella di Alessio è davvero poesia della quotidianità. E degli affetti. Alcune sue trovate linguistiche e concettuali sono sorprendenti: “Parliamo di cose segrete,/ private?/ Del ritmo del cuore di mia madre/ che ancora mi batte nel petto,/ nella testa/”. Si parla di amore nelle poesie di Alessio. E quanto illeso amore. Amore puro, rilucente fin dal titolo della lirica: “Quel sabato pomeriggio, nell’affollatissima Gran Via, in cui un clochard schizofrenico e ubriaco si è innamorato, all’improvviso, di una bellissima turista”. Amore diffuso che scorre nel connettivo dei righi, nella matrice dei versi: “Io/ so qualcosa che Dio/ non sa:/ i tuoi occhi distesi/ a stillare sudore,/”. Arena non ha timore di maneggiare sapientemente la parola amore. Amore non solo per la donna, per la musa, ma per l’esistenza intera. La veste lirica è delicata, è di colori tenui, pastello: “È Dio che si rivela/di continuo/ in nome di arance/ e neve/”. La vita traversa l’autore. La vita lo affascina e gli dona a volte tristezza, altre volte ebbrezza. La vita lo guida nella sua poesia accattivante, spumeggiante. “Dio non sa” è il decimo libro di Alessio Arena, che chissà quanto tempo avrà per lavorare sulle sue altre opere. “Dio non sa” è una bellissima raccolta di versi. La testimonianza fondata che la poesia è il mestiere di vivere di Alessio.

E pure il guscio
della noce
mi riporta
e muove, insieme,
una carezza d’erba
ai limoni appesi

sui rami in un giardino
di Palermo;
pesa
la polvere, perfino,
figurati noi
che siamo voci, sì,
ma corpi vivi
tra i fili dei telefoni.

Vuoi
emanciparti adesso
dalla notte
che mi ripete di dormire,
dormire: morire?

Emanciparci e morire
e non vederci mai.

Marcello Buttazzo