di Giuliana Coppola –

A Marcello Buttazzo e al suo
“Fra le pieghe del rosso” (I Quaderni del Bardo Edizioni, 2022)

“Tu dammi/ il colore della passione/ e l’intreccio delle tue mani / strette alle mie, / ch’io possa contenere/ tutta la leggerezza/ del mondo”.

Ecco; ed ora soppeso le parole perché nessuna sciupi la leggerezza del mondo che appartiene a Marcello perché l’ha ricreato, continua a ricrearlo, verso dopo verso, con la sua poesia. Ogni verso è una carezza all’anima che si scuote dall’”ansia sorda” e rivede “la loquacità del cielo”. Respira ed è così pura la vita, “la vita fanciulla”, che gode d’essere vissuta attimo per attimo, dall’alba al meriggio al tramonto alla sera alla notte. Coglie ogni sussurro, la vita; perché lei “fluisce” e sa che c’è sempre qualcuno ad aspettarla e lei giunge e sceglie “un’alba”, perché l’alba “non è un fenomeno delle nuvole/ ma una preghiera d’amore”. E si pone ad ascoltare, la vita, e nel silenzio della notte che s’allontana, sgrana anche lei, lentamente il rosario. “La mia più dolce preghiera, rosario/da sgranare/ lentamente, / all’alba”. E poi? Poi attende Marcello, la vita; lei sa quando Marcello l’afferrerà con la forza del suo amore per tutto ciò che di bello, di puro, di leggero, di incommensurabile sogno lei saprà regalargli. Perché dolcissimo, fortissimo, invincibile è questo sogno rosso come sangue di papavero confuso nel giallo d’un prato. E non importa, non importa se dovrà affrontare “la ferrigna indifferenza/ di chi non sa vedere/ il flusso degli umani”. Lei, la vita, suggerirà la forza d’un canto, “solo un canto/ di ninnenanne celesti/ buono, davvero buono/ per cullare/ tutte le sofferenze/ dei viventi”. E sarà “l’abbozzo/ del nuovo cammino”, “levità di suono/ gialla corolla, / mansuete frasi/ d’una interminata storia” da raccontare così “con le grammatiche della vita”, guardandosi negli occhi. “Guardiamoci ripetutamente/ negli occhi:/ c’è sempre una cadenza giusta/ per donarsi amore”. Sorride la vita; lei lo sa che le cose stanno proprio così, come Marcello recita nei suoi versi preziosi come luce all’alba. “La vita/è ciò che resta/ e non passa:/ fragore felice all’improvviso / oltre la cupezza/ dell’insensibile giorno”. Non passa la vita e non passa la poesia; restano perché sono “danza” e sono “carezza e fiaba/ e germogli di grano/ da mangiare tutti assieme/ nelle sere d’estate”. Buona vita a te, Marcello, che ancora una volta hai regalato alla mia anima il sogno dolcissimo della leggerezza del mondo, racchiusa tutta “Fra le pieghe del rosso”.

Giuliana Coppola