La poesia di Luigina Parisi
di Marcello Buttazzo –
Nel girotondo della vita
tra ciò che muore
e ciò che nasce
ci muoviamo
sorridendo
per vivere
come fatti
di eterno
Luigina Parisi di Racale in provincia di Lecce, laureata in Scienze Biologiche, è profondamente devota alla scrittura. La parola che salva e purifica, la parola che commuove, medium d’elezione per scandagliare i fondi dell’interiorità. La parola che sommuove, che unisce, tramite la quale è possibile edificare ponti conoscitivi di comunanza. “La scrittura è l’unico mezzo per far venire fuori la mia parte più vera”, scrive Parisi. Certo, per molti aspetti, la scrittura è anche terapeutica e fa scintillare al sole del conscio ciò che naviga dentro. Luigina ha pubblicato, nel 2020, il romanzo “Un abbraccio sospeso”(Musicaos Edizioni) e “Malurmia”, un libro di racconti (Vj Edizioni). In questi giorni (settembre 2021) è uscita la sua prima raccolta di poesie “Fiori di canto”(per Storie di Libri).
Sono versi redatti in un ampio arco temporale. Versi dell’anima, con i quali lo strumento lirico diviene uno stratagemma sostenibile per far balenare vissuti. Senza che l’autrice, tuttavia, si limiti ad uno sterile ripiegamento su se stessa. Tutt’altro. Luigina indaga la propria ragione d’essere, ma chiunque legga le sue poesie può scorgere una storia umana ad ampio spettro. Il particolare e l’universale si tendono fraternamente la mano e s’incontrano allo stesso banchetto di condivisione. La Natura è viva e barbaglia d’amore. A volte, viene enfatizzata dolcemente una moderata nostalgia per l’infanzia, come quell’infilarsi ancora per le viuzze bambine, quando piccole stelle argentate brillavano su carta blu cobalto e sulle corde dell’altalena si palesavano gli splendidi raggi di luna. A volte, si mostra una tenue tristezza, la propensione a raccontare di sé, dei sogni rotti, di amici persi nei solchi di strade amare, di sorrisi in stette di mano dimenticate. Poesia dei semplici, umili, duraturi sentimenti. Poesia delle piccole cose, che rifugge dall’ego sfrenato e invalidante, che può sporcare gli intendimenti più puri.
La poetessa si desta al profumo di vaniglia, all’incedere d’un passo conosciuto, al calore d’un tenero abbraccio. Luigina ama sentire il vento sulla pelle, respirando come fosse un dono, vive di brezza e di bruma, di afrori di terra bruciata, correndo su paesi di ieri con in mente i vermigli fiori dei gioiosi melograni. Poesia delle cose semplici. L’autrice vivrebbe di sale asciugato al sole e di vento sulla pelle bruna. Vorrebbe scorgere una lingua semplice fatta di alghe e profumo di pane. “Fiori di canto” è anche uno spaccato poetico dedicato agli affetti. La dedica d’apertura è al marito Valerio e ai figli Andrea, Daniele e Maria. La poesia sulla nonna è molto tenera: ”Profumano ancora le tue mani/di garofani, Nonna/ screziati, vividi come te/”. Parimenti, sentiti e accorati sono i versi per la madre. L’autrice ama rammemorare simbolicamente le mani del padre, che hanno lavorato il ferro per anni e hanno maneggiato martelli e incudini. Mani con una scorza dura; eppure, rivolte alla cura. E tutta la poesia di Luigina è un prendersi cura: per l’innanzi, della propria integrità; e poi, della vita degli altri. Qualcuno direbbe: la bellezza salverà il mondo. Non so se sarà così! La bellezza, di certo, è multipolare, ha tante sfaccettature. Per Luigina, è la doglia della donna che grida, il tremore dell’uovo che schiude. La bellezza è davvero nelle piccole cose: in una tazza di caffè appena sveglia. La bellezza è il fiorire continuo di rose, è aver persone amate accanto. Poesia d’amore, quella dell’autrice, dove non mancano i sussurri del vento, gli abbracci voluttuosi, rimbombi di passione. Una critica serrata compare anche verso chi per tornaconto può essere sleale, con sorrisi finti. E, altresì, nei versi c’è una preghiera a fare un po’ a meno del mondo virtuale dei social, ritornando più spesso al mondo reale, quello fatto di carne e ossa, di occhi schivi e tocchi teneri, parlando con la pelle nella vita animale. Può succedere che questa società opulenta ci proponga falsi miti di cartapesta. A Luigina basta un sospiro leggero di un’arietta di mare, uno scoglio pulito da dove curare le fredde insidie del tempo, una stella vicina alla luna dipinta coi pennelli del cuore
A Luigina, basta il silenzio…
Ci attenderemo oltre le mie brume
oltre il chiaroscuro dei tuoi passi
là dove il sentiero si insinua
tra la bianca roccia e le incomprensioni.
Il tempo madreperla rivestirà i grani.
Ci sosterrà il cielo nel suo prodigio.
L’aurora avrà cura di noi.
Lascia un commento
Devi essere connesso per inviare un commento.