La poesia che si fa cercare
– di Titti De Simeis
La poesia di Marcello Buttazzo sa di bello. Un bello che si fa vedere, non si legge soltanto. Tra i suoi versi vivono immagini: è un lento avvicendarsi di piccoli fotogrammi dai colori intensi ma delicati, un racconto semplice ma di emozioni decise. Sa accogliere con naturalezza, ci parla con semplicità, fa stare bene tra le sue parole. Sa dire con eleganza, parla la lingua di tutti ma lo fa con buon gusto, non si atteggia, non eccede, non si mette in mostra. Si fa cercare, invece. Sa fermare l’attenzione quasi senza volerlo, con il tocco di un colore, di un canto, di un’immagine, di un desiderio; con il calore del sole o le voci del vento, un profumo, una nuova stagione, l’attesa della sera o il ritorno della pioggia. La sua poesia è sguardo attento, premuroso ed intimo, acuto e tenero. Si ferma ovunque ci sia bellezza. Mai scontata. Sempre nuova e di lettura incantevole. Una scoperta di passaggi inattesi anche se conosciuti, un linguaggio poetico che guida la prosa a farsi verso, scompagina il lettore, lo stupisce. È una poesia che sa chiedere, rispondere e sa tacere. Ma, ad ogni chiusa riprende respiro e ricomincia in pagine nuove. Mai stanca di esserci. Discreta ma accesa, gradevole, a volte assordante ad occhi chiusi, sfumata e confusa da musiche e nenie. Tenace e garbata nei sentimenti. E, sempre vera, resta tra le pieghe di ogni giorno, a raccontarne ancora.
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