di Marcello Buttazzo –

Anna Rita Merico, insegnante, filosofa, antropologa, poetessa, originaria di Nola, vive nel Salento. Studiosa instancabile, ha condotto ricerche legate alla conoscenza del pensiero femminile con particolare riferimento all’epoca contemporanea e al medioevo. Saggista, collabora con varie riviste. Da tanti e tanti anni la poesia è il suo campo fiorito, è il suo pensiero dominante. A giugno 2022, è uscito un robusto volume di versi di Anna Rita Merico, pubblicato da Musicaos Editore, dal titolo “Fenomenologia del silenzio”, che compendia quattro raccolte poetiche (l’ultima ricca di inediti), uscite in un arco temporale che va dal 2004 al 2021. Il libro contiene un poderoso scritto-saggio di Luciano Pagano, che con rigore scientifico e analitico esamina la poetica di Anna Rita. La prima raccolta del 2004, intitolata “Segnate pietre”, contiene i testi poetici presenti nell’omonimo catalogo dello scultore e artista Salvatore Dongiovanni…

Di luoghi
di mancanze
di distanze
di esili
di ciò nascondo tracce
all’interno della pelle
di un pensiero
divenuto pietra

Si sofferma, la poetessa, sulla materia, con occhi vibratili di spiritualità. La scrittura s’accompagna al cospetto dei segni scultorei, dei primordi dell’umanità. Merico è una fine antropologa, votata alle tracce, ai dettagli, ai miti, alle origini, alla forza generatrice scaturente dall’essenza.  I versi sono lirici e delicati, frammisti di conoscenze filosofiche e letterarie. Come la poesia, per definizione, fa, crea, produce, così Merico con i suoi versi tesse la tela d’una scrittura affascinante, che si sostanzia di rimandi mitici e storici. Nella seconda raccolta, intitolata “In the process of writing” del 2006, l’idea di corpo e di scrittura si sviluppa ulteriormente in un caleidoscopio d’anima. Temi portanti si muovono e s’affollano felicemente, come il corpo, la metamorfosi, il desiderio, la perdita. S’apprezza l’eleganza del verso. Alcune poesie sono tanto essenziale da diventare veri e propri aforismi. “C’è un’etica dell’estetica/ nella vena viva del bello/”; “M’inghiotte/il risucchio/di un ronzio/”; “Nella lavanda il pervinca primeggia/ godendo dell’alito ventoso/”. Come scrive brillantemente Luciano Pagano, “la scrittura è scrittura del divenire dell’Essere. La piega, la ferita, la vena”…

Affannata dal pallido del Sonno
che
appiccicoso
caldo
selvaggio
cola lungo le braccia
riempendo l’aria di muti prodigi

Per l’autrice esiste la possibilità di coniugare compiutamente il mondo naturale, fisico, e quello della scrittura. E per Anna Rita la poesia e la vita si prestano ad essere carezzate con mani e fiato spirituali, con una preghiera di silenzio che sappia avviluppare tutto il Creato. E la parola gioca il suo ruolo di medium sostanziale. Sicché potremmo dire che “Fenomenologia del silenzio” potrebbe anche essere “Fenomenologia della parola”. La terza raccolta contenuta nel volume è “Dall’angolo bucato entra memoria”. In questa silloge predomina prorompente di bellezza un Sud di pietre, di terre accese dalle infinite luci cangianti dei cieli. C’è la descrizione, con passi di danza, di luoghi geografici ben definiti: Rosigno Vecchio, Eboli, Gravina, Cancellara, Acerenza, Craco, Irsina. I luoghi sono evocati con una voce calda, con parole avvolgenti. È un Sud sanguigno, aspro e forte, sospeso fra l’antico e il presente. Dobbiamo citare, ancora una volta, per avere le idee più chiare, Luciano Pagano: “Non si tratta qui del “Meridione”, inteso come un elemento geografico indistinto e allo stesso tempo nebuloso, come luogo etico di una qualche rivalsa, o addirittura come riferimento d’una politica territoriale di espansione turistica. Qui, il Sud, prima che teoria, è materia”. C’è un omaggio sentito a Pier Paolo Pasolini, allorquando l’autrice comincia a scrivere: Scorgemmo la liricità d’un fossile/affacciandoci sul Chia…/”….

Non è facile lavorare qui.
Pensare qui.
Eppure, qui, ci sono silenzi buoni.
Come il fotografo ha bisogno delle giuste luci,
la parola ha necessità dei giusti silenzi,
degli appropriati spazi,
di particolari slabbramenti verso l’interno.
Qui, l’Antico, parla.
Qui, la Luce, mostra

La quarta raccolta “Una parola si bea, al sole, pulsando infinita” comprende testi inediti recenti, scritti fino al 2021…

Cammino
lungo ali di roveti spinosi
sentiero dritto
acciottolato fine
Vengo
alla scoperta
della
tua
Sostanza
Sguardo chino
lingua liscia
Comprendo

Anna Rita qui compie un viaggio, l’eterno viaggio. Nel prologo afferma, dal Salento: “Una raccolta di versi scritta in questi anni difficili”. La sua poetica è fluida, scorre come un fiume. Ci sono figurazioni di vita ordinaria come il canto d’un blues, una sortita in treno. Rammemorazioni mitiche come Atena che si generò in goccia di mare; o come Nessuno che disse sono Nessuno. Nella parte finale di quest’ultima raccolta campeggia anche il grande poeta greco Ghiannis Ritsos e una poesia dedicata a Mauro Marino (… che una sera al Fondo Verri). In quest’era di frastuoni, di fragorosi rumori, di social che a volte disconnettono spiritualmente, dovremmo affidarci, fiduciosi, con più amore, al cartaceo, alla poesia d’inchiostro. E “Fenomenologia del silenzio” è un bel volume di versi che ci può fare compagnia.

Marcello Buttazzo